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La Cassazione e le sue cazzate

Attualità, cronaca, politica, sport ecc...

Re: La Cassazione e le sue cazzate

Messaggiodi MrFrag il 24 set 2008 18:17

puoi sempre cambiarlo.... lo sbattimento è che devi rifare qualunque documento.
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Re: La Cassazione e le sue cazzate

Messaggiodi Maestro il 24 set 2008 18:31

LadyAugustaBracknell ha scritto:anch'io pensavo fosse già possibile, e invece... sempre gli ultimi!
cavolo, a saperlo prima di nascere mi facevo dare il cognome di entrambi i genitori, così avrei avuto un nome superaltisonante, da regina.


Tipo Lady Augusta Braknell Servelloni Mazzanti Viendalmare?
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Re: La Cassazione e le sue cazzate

Messaggiodi LadyAugustaBracknell il 25 set 2008 13:32

viendalmare spacca!
no è che i miei cognomi sono di due casate nobili (furono nobili, almeno. adesso nobili come il mio culone).
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:ponpon Il vero sballo è dire NO!
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Re: La Cassazione e le sue cazzate

Messaggiodi Isa il 14 ott 2008 22:11

TRA POLITICI CI SI PUO' DARE DEL 'RIMBAMBITO'

ROMA - Ai politici è consentito dare del "rimbambito" all'avversario, specie se l'epiteto è proferito dopo una estenuante opera di mediazione che sta per essere messa in discussione da una mozione tardivamente presentata. Lo sottolinea la Cassazione che ha assolto Alberto Tognoni, sindaco di un piccolo comune spezzino, Castelnuovo Magra, condannato in secondo grado a risarcire i danni a un consigliere della sua giunta al quale aveva detto "lei è il solito rimbambito". Tognoni era uscito dai gangheri - durante la seduta del 26 marzo 1999 - e si era lasciato andare all'improperio nel momento in cui il consigliere d'opposizione Ino Cecchinelli annunciò la presentazione di una sua mozione sulla guerra del Kosovo. Il sindaco era appena riuscito, dopo una lunga 'maratona' diplomatica, a convincere tutto il consiglio a votare un documento unitario sul conflitto balcanico. Con successo in Cassazione, Tognoni - condannato dalla Corte di Appello di Genova nel maggio 2007, dopo l'assoluzione di primo grado - ha sostenuto che l'espressione "rimbambito, usata come indicativa della perdita della capacità di ragionare" era una legittima critica politica di fronte a un atto che "appariva provocatorio". La Suprema Corte - sentenza 38747 - gli ha dato ragione rilevando che "il linguaggio della polemica politica può assumere toni più pungenti e incisivi rispetto a quelli comunemente adoperati nei rapporti tra privati così che espressioni, riferite a personali connotazioni intellettuali, perdono una connotazione offensiva se utilizzate nell'ambito della polemica tra contrapposte posizioni politiche".

http://www.ansa.it/opencms/export/site/ ... 02158.html
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Re: La Cassazione e le sue cazzate

Messaggiodi Kale il 14 ott 2008 22:36

Isa ha scritto:il linguaggio della polemica politica può assumere toni più pungenti e incisivi rispetto a quelli comunemente adoperati nei rapporti tra privati così che espressioni, riferite a personali connotazioni intellettuali, perdono una connotazione offensiva se utilizzate nell'ambito della polemica tra contrapposte posizioni politiche".

Cioè i politici possono dare del cane e del porco a tutti perchè sono "connotazioni intellettuali"?

Ma che vadano a 'fanculo intellettuale.

Di solito il fine non giustifica mai i mezzi.
Anche ammesso che li giustificasse, dobbiamo essere consapevoli che il fine giustificherà mezzi che di per sè sono ingiustificati.
Sempre ammesso che si riesca a raggiungere il fine, perchè, ricordiamo, che "è il fine che giustifica".
Assunto ciò, non possiamo dimenticare che le conseguenze, sia dei mezzi che dei fini, non vengono giustificati nè l'uno nè l'altro.
Anzi... di solito le conseguenze vengono appositamente dimenticate, pur di raggiungere il fine....
Inoltre, gli ingiustificati mezzi giustificati dal fine, giustificheranno mezzi ingiustificabili.
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Re: La Cassazione e le sue cazzate

Messaggiodi SatanArgh il 14 ott 2008 22:39

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Re: La Cassazione e le sue cazzate

Messaggiodi MrFrag il 15 ott 2008 08:34

ma pure la cassazione non potrebbe rispondere con un simpatico "ma andate a cagare, non abbiamo tempo per ste cazzate!"?
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Re: La Cassazione e le sue cazzate

Messaggiodi Something Wild il 15 ott 2008 08:43

Kale ha scritto:
Isa ha scritto:il linguaggio della polemica politica può assumere toni più pungenti e incisivi rispetto a quelli comunemente adoperati nei rapporti tra privati così che espressioni, riferite a personali connotazioni intellettuali, perdono una connotazione offensiva se utilizzate nell'ambito della polemica tra contrapposte posizioni politiche".

Cioè i politici possono dare del cane e del porco a tutti perchè sono "connotazioni intellettuali"?

Ma che vadano a 'fanculo intellettuale.


Esattamente...

Vanno al cinema gratis e possono anche insultare come vogliono...

Vi sembra giustizia questa?...
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Re: La Cassazione e le sue cazzate

Messaggiodi Leadingtherats il 15 ott 2008 11:20

MrFrag ha scritto:ma pure la cassazione non potrebbe rispondere con un simpatico "ma andate a cagare, non abbiamo tempo per ste cazzate!"?

No, purtroppo. Bisognerebbe depenalizzare l'ingiuria, e sarebbe proprio l'ora di farlo.
"Non ho mai ucciso nessuno che non meritasse d'essere ucciso, secondo gli standard correnti del nostro modo di vivere. Non ho mai distribuito materiale osceno da utilizzare a fini di masturbazione: ho accettato di parlare con Peter e Bax Engleking solo perché ero affezionato al loro padre, possa Dio dare pace all'anima sua, anche se era un fottuto crucco. Non uccido spettatori innocenti, perché è mitzvah, un comandamento, e io rispetto i Dieci Comandamenti, quando il lavoro me lo permette."

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Re: La Cassazione e le sue cazzate

Messaggiodi albertogo il 17 ott 2008 00:08

Leadingtherats ha scritto:
MrFrag ha scritto:ma pure la cassazione non potrebbe rispondere con un simpatico "ma andate a cagare, non abbiamo tempo per ste cazzate!"?

No, purtroppo. Bisognerebbe depenalizzare l'ingiuria, e sarebbe proprio l'ora di farlo.

Tu scrivi che io firmo.. :cool
Me ne frego!!! :cor

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Re: La Cassazione e le sue cazzate

Messaggiodi Isa il 24 ott 2008 16:56

Cassazione: vietato chiamare un figlio Venerdì

Inammissibile chiamare il proprio figlio Venerdì. Così la Cassazione ha messo la parola fine alla vicenda che ha visto protagonisti due genitori che avrebbero voluto chiamare così il loro bambino.

Il no del tribunale e della Corte d'Appello - Prima erano stati il tribunale e la Corte d’Appello di Genova a opporsi e imporre ai due di cambiare il nome in Gregorio, e oggi un anno dopo, anche la Cassazione ha respinto il ricorso dei genitori del piccolo. La sentenza conferma ciò che già era emerso, e cioè che è "vietato imporre al bambino nomi ridicoli o vergognosi", poiché è necessario evitare "situazioni discriminanti e difficoltà di inserimento della persona nel contesto sociale".

Un nome proprio non deve essere ridicolo - Secondo i giudici di primo grado, la libera scelta dei genitori "incontrava il limite del sentire comune e del significato proprio dei nomi all'interno della comunità sociale" e quello imposto dalla coppia al bambino evocava il noto personaggio del romanzo Robinson Crusoe di Daniel Defoe, "una figura umana caratterizzata dalla sudditanza e dall'inferiorità". Tesi condivisa anche dalla Corte d’Appello di Genova che ha aggiunto: "nell'impiego di tale nome si rinvenirebbe lo stesso senso del ridicolo dell'attribuzione di un nome comune, quale quello di un mese dell'anno, di un utensile, di un oggetto, oltre che connotazioni di tristezza e penitenza o, nella visione popolare, di connotazioni sfortunate o negative".

Altri nomi inconsueti - La coppia si era rivolta allora alla Cassazione proprio per contestare quel verdetto censurando "l'impiego del concetto di ridicolo" fatta dai giudici del merito, e rilevando che la legge non vieterebbe affatto i nomi stravaganti o non comuni, come quelli, si ricordava nel ricorso, di "Oceano o Chanel, figli di noti personaggi pubblici".

Secondo i genitori non c'è una norma - Inoltre, "nella nuova struttura della norma sullo stato civile, sostenevano i due genitori, sarebbe scomparso ogni riferimento al divieto di utilizzare nomi geografici come nomi propri e, quindi, implicitamente, anche nomi della settimana". Per la prima sezione civile della Suprema Corte il ricorso è inammissibile, poiché in esso non si è "precisato quale sia stato il fatto controverso in relazione al quale assumono rilievo le censure relative alla motivazione" del decreto impugnato.

http://notizie.tiscali.it/articoli/stra ... ranomavero
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Re: La Cassazione e le sue cazzate

Messaggiodi albertogo il 24 ott 2008 21:55

Tutto bene.. Ma che sia la cassazione ad impormi un nome, quello no.. :vik
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Re: La Cassazione e le sue cazzate

Messaggiodi Kale il 26 ott 2008 19:29

Perchè Domenico sì e Venerdì no?

Di solito il fine non giustifica mai i mezzi.
Anche ammesso che li giustificasse, dobbiamo essere consapevoli che il fine giustificherà mezzi che di per sè sono ingiustificati.
Sempre ammesso che si riesca a raggiungere il fine, perchè, ricordiamo, che "è il fine che giustifica".
Assunto ciò, non possiamo dimenticare che le conseguenze, sia dei mezzi che dei fini, non vengono giustificati nè l'uno nè l'altro.
Anzi... di solito le conseguenze vengono appositamente dimenticate, pur di raggiungere il fine....
Inoltre, gli ingiustificati mezzi giustificati dal fine, giustificheranno mezzi ingiustificabili.
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Re: La Cassazione e le sue cazzate

Messaggiodi albertogo il 27 ott 2008 01:00

Mimmo!!! :wha
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Goethe ha scritto:Conoscere i luoghi, vicini o lontani, non vale la pena, non è teoria; sapere dove meglio si spina la birra, è pratica vera, è geografia.


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Re: La Cassazione e le sue cazzate

Messaggiodi Isa il 26 mar 2009 16:28

I pm contro il ritorno del prete accusato sotto ipnosi di pedofilia
Dirà messa dopo la prescrizione. Tarfusser: vergognoso

BOLZANO — Tutto è rimasto come prima, compreso il ritratto nella navata laterale, Ponzio Pilato che si lava le mani con espressione meditabonda. Le voci che arrivano dall'oratorio, i rumeni in fila per il pasto serale. Viola e Roberta che finiscono di recitare la preghiera quotidiana per lui, «per il nostro don» e si buttano nel vento gelido che taglia Bolzano. Lo aspettano, certo che lo aspettano. Ancora qualche giorno e poi don Giorgio tornerà a dir messa ai suoi fedeli. La fede non permette incertezze, e quindi, davvero, nulla cambia. Nella chiesa del Corpus domini di via Gutenberg, zona Don Bosco, la seconda circoscrizione più popolata e popolare della città, non è mai aleggiato il dubbio. Innocente, sempre e comunque.

L'ultimo verdetto, quello che dovrebbe sigillare questa storia, è invece uno specchio nel quale ognuno può vedere l'immagine che più gli piace. La sentenza della Corte di Cassazione su don Giorgio Carli non chiude, ma piuttosto riapre. Il prete accusato di pedofilia per aver abusato di una adolescente dal 1989 al 1994 — assolto in primo grado «perché il fatto non sussiste», sette anni e mezzo di carcere in appello — è stato prosciolto per la sopraggiunta prescrizione del reato, ma al tempo stesso condannato al risarcimento delle parti lese, ovvero la sua presunta vittima, per 760mila euro. Tecnicamente innocente, ma anche colpevole, o viceversa.

La voce della Diocesi è risuonata forte. «A carico di don Giorgio non esiste più alcuna sentenza di condanna. Per parte nostra abbiamo sempre creduto nella sua innocenza. Per questo egli è sempre rimasto confermato nel suo incarico di parroco ed ora riprenderà in pieno il suo ministero sacerdotale». L'opinione della Procura e degli avvocati delle parti lese è decisamente diversa. L'esistenza del reato è stata riconosciuta, altrimenti non ci sarebbe stato bisogno di dichiararlo prescritto, e inoltre non si è mai visto un imputato innocente costretto a pagare un risarcimento alla sua presunta vittima.

Lo scontro raggiunge punte di acredine raramente viste nei rapporti tra chiesa e magistratura. «L'atteggiamento della curia bolzanina è semplicemente vergognoso ». Questo è solo l'esordio. Da un paio di settimane Cuno Tarfusser è diventato un giudice della Corte penale internazionale dell'Aja. Fino all'11 marzo era il capo della Procura di Bolzano. «La curia continua pervicacemente a propugnare la tesi dell'innocenza riconosciuta. Falso. Don Carli tornerà a dir messa? Una indecenza sotto il profilo etico».
La storia sembra fatta apposta per dividere. La mattina del 14 luglio 2003, Giorgio Carli è un giovane prete conosciuto e stimato a Bolzano. Cura una rubrica quotidiana sull'emittente
Radio Sacra Famiglia, è un formidabile organizzatore di spettacoli e attività giovanili. Al pomeriggio, i carabinieri lo vengono a prendere in sacrestia. Da poco era stato destinato ad una nuova parrocchia, dove avrebbe dovuto occuparsi e convivere con bambini tra i 9 e 12 anni. Ad accusarlo è una sua giovane parrocchiana, ma le modalità sono particolari, uniche nella giurisprudenza italiana.
I fatti denunciati dalla ragazza risalgono a 14 anni prima. Sono riemersi dalla sua memoria dopo un lungo trattamento di psicanalisi, 350 sedute di un metodo chiamato «distensione meditativa » e che ha molti punti in comune con l'ipnosi. Dapprima è l'interpretazione di un sogno, nel quale la ragazza viene violentata da un gruppo di marocchini in un bar che si chiama San Giorgio, nome che simboleggia una crasi della realtà presunta, che indirizza le indagini. Le violenze reali e denunciate sarebbero infatti avvenute in un oratorio chiamato San Pio X, e perpetrate da don Giorgio. In seguito emergono anche dettagli, circostanze, testimoni, reali e non onirici.

La sentenza di primo grado si concentra sulla validità della testimonianza della vittima, e la giudica «inattendibile». Nell'aprile del 2008 l'appello ribalta tutto, considerando la teste «lucida, lineare, coerente», stronca la teoria dei «falsi ricordi» contenuta nelle motivazioni dell'assoluzione, pone l'accento sulle altre «prove certe risultanti dagli atti». Don Carli non viene sospeso, come accaduto in altre diocesi. È lui a scegliere il ritiro spirituale in una valle del Trentino. La Curia gli aveva chiesto di rimanere al suo posto, tra i fedeli. Il vescovo di Bolzano Wilhelm Egger, scomparso lo scorso agosto, lo ha sempre difeso affermando di aver svolto una «accurata indagine interna».
Tarfusser ci dà dentro, la vicenda ha lasciato strascichi evidenti. «Mai vista, mai prodotta al processo, l'indagine interna. La Curia deve rispettare la legge dello Stato, invece gioca a confondere le idee dei cittadini». La posta in gioco non è solo di carattere morale. I legali di parte civile hanno presentato la richiesta di risarcimento alla curia. «La sentenza di condanna è definitiva — spiega l'avvocato Arnaldo Loner - . Ma don Carli non è in grado di pagare. Essendo legato alla curia in maniera organica, sarà questo ente a versare la cifra stabilita dalla Cassazione ». Non ci sarà alcun risarcimento, ribattono i legali della curia e del religioso, perché la prescrizione del reato è subentrata prima della sentenza d'appello.

«Diciamoci la verità. La sentenza della Cassazione è stata davvero pilatesca». Flavio Moccia è uno dei difensori del religioso. «Su una vicenda che necessitava più di ogni altra di una parola chiara, è stato operato un compromesso. A mio giudizio, è stato fatto per salvare la procura». Don Carli, vestito in abiti civili, è appena uscito dallo studio affacciato su piazza della Vittoria. Ai suoi avvocati, in questi giorni, ha detto che non tutte le vie della nostra vita sanno di incenso.

http://www.corriere.it/cronache/09_marz ... 6ba6.shtml


La Cassazione: il marito tradisce
anche se l'amante è un uomo

La Cassazione: il marito tradisce anche se l'amante è un uomo
ROMA - Infrange il dovere di fedeltà il marito che, dopo molti anni di matrimonio, intraprende una relazione omosessuale andando a vivere con il nuovo compagno. La Cassazione, con la sentenza 7207, ha confermato la separazione con addebito a carico di un marito marchigiano che aveva tradito la moglie con il commesso del suo negozio di restauratore.

Senza successo l'uomo, Pierino P., ha sostenuto innanzi ai supremi giudici che la relazione omosessuale non è paragonabile a un tradimento vero e proprio. Ma la Suprema corte non ha condiviso questa tesi e ha convalidato il verdetto emesso dalla Corte d'appello di Ancona nel 2005.

"Anche la relazione omosessuale del marito - avevano detto i magistrati di merito - costituisce violazione dell'obbligo di fedeltà e motivo di addebito a carico del coniuge che vi è incorso, a meno che quest'ultimo provi che la pratica omosessuale è dovuta ad una condizione morbosa di tipo psico-patologico tale da impedirgli la prosecuzione di una normale attività sessuale con l'altro coniuge e da rendergli nel contempo ineluttabile quella concretamente seguita".

E dunque, il marito deve versare alla ex moglie, Anna Maria G., 500 euro al mese di mantenimento.
http://www.repubblica.it/2008/10/sezion ... disce.html


Rifiutò di fare udienza col crocifisso in aula
la Cassazione assolve il giudice Tosti
Parla il protagonista: "Con la sentenza di oggi fatto un grande passo avanti
ma ora dovrò proseguire la mia battaglia per essere reintegrato in servizio"

Rifiutò di fare udienza col crocifisso in aula la Cassazione assolve il giudice Tosti
ROMA - Cade l'accusa di omissione di atti d'ufficio contestata al giudice di Camerino Luigi Tosti, che si rifiutò di tenere udienze nelle aule di giustizia dove sono esposti crocifissi. La sesta sezione penale della Cassazione ha infatti annullato senza rinvio "perché il fatto non sussiste" la condanna a 7 mesi di reclusione e un anno di interdizione dai pubblici uffici inflitta al magistrato nel maggio 2007 dalla Corte d'Appello dell'Aquila.

E poco dopo è arrivato il commento del diretto interessato. Secondo il quale con la sentenza di oggi si è fatto "senz'altro un passo enorme in avanti, ma il problema che resta è il rispetto della laicità, osservato da tutti fuorchè dai cattolici". "Credo che la Corte - ha proseguito Tosti - abbia accolto il motivo di insussistenza di reato, per il fatto che non c'è stata nessuna udienza omessa perchè sono stato sostituito, ma per questo dovrò vedere le motivazioni".

All'inizio dell'udienza la difesa del giudice aveva rinnovato la richiesta di rimuovere, non solo in Cassazione ma in tutte le aule di giustizia, i crocifissi ed ogni simbolo appartenente alla religione cattolica. Ma la Sesta sezione penale ha respinto l'istanza. Invece il sostituto procuratore generale della Suprema Corte Vincenzo Geraci aveva sollecitato l'annullamento con rinvio della sentenza impugnata, sottolineando che in ogni caso la condotta di Tosti non aveva impedito lo svolgimento delle udienze, poiché era stato sostituito da un altro giudice.

Ma i giudici della Sesta sezione penale, presieduta da Giorgio Lattanzi, hanno deciso per l'annullamento della sentenza senza però rinvio, ritenendo che "il fatto non sussiste" e quindi non ci sarebbe stata omissione d'ufficio da parte di Tosti.

Il magistrato è sospeso da qualche anno dalle funzioni ed è sottoposto anche ad un procedimento disciplinare, ancora pendente al Csm, relativo proprio alle proteste per il crocifisso. "Per questo - ha concluso Tosti - ora dovrò portare avanti la mia battaglia in sede disciplinare, poichè non è automatico che dopo la sentenza di oggi venga reintegrato nel servizio".

http://www.repubblica.it/2008/10/sezion ... fisso.html


Bimbi rom a mendicare coi genitori
Non è schiavitù, meno grave se part time

Bimbi rom a mendicare coi genitori Non è schiavitù, meno grave se part time
ROMA - Una madre che va a mendicare portando con sé i figli piccoli risponde di maltrattamenti ma non di riduzione in schiavitù. A patto però che il tempo dedicato all'accattonaggio sia limitato all'orario d'ufficio, dalle 9 alle 13. Con un'articolata sentenza la Cassazione affronta il "labile" confine tra riduzione in schiavitù, maltrattamenti in famiglia o esigenze dettate dalla forte povertà, e tenta di giudicare "con equità" quelle situazioni in cui "la richiesta di elemosina costituisce una condizione di vita tradizionale molto radicata nella cultura e nella mentalità di alcune popolazioni" come quella rom dove i genitori mendicano per le strade assieme ai figli.

I giudici della quinta sezione penale hanno perciò annullato in parte la condanna a 5 anni di reclusione per l'accusa di "riduzione in schiavitù" inflitta dai giudici della corte d'Assise d'appello di Napoli a una giovane nomade che era stata fermata mentre chiedeva l'elemosina nel casertano portando con sé i figli piccoli.

Secondo la Cassazione il comportamento della donna deve essere punito, ma secondo quanto stabilisce il reato meno grave di maltrattamenti in famiglia. Per questo il verdetto dei giudici di merito è stato annullato con rinvio e il nuovo processo, dopo aver tenuto conto delle osservazioni dei giudici di piazza Cavour, dovrà anche stabilire la nuova pena, inferiore rispetto alla precedente condanna.

La corte d'appello di Napoli nel gennaio scorso aveva condannato a cinque anni di reclusione Mia V. per riduzione in schiavitù perché sorpresa due volte dalla polizia seduta a terra con accanto il figlio di 4 anni che per ore, in piedi, chiedeva l'elemosina ai passanti. Nel ricorso in Cassazione la difesa di Mia si era appellata alla "mangel", l'accattonaggio usualmente praticato dalle popolazioni nomadi.

Secondo i giudici della suprema corte non era ravvisabile il reato di riduzione in schiavitù perché occorreva tenere presente soprattutto per "genitori che hanno autorità sui figli il confine piuttosto labile tra autorità e abuso". Soprattutto quando secondo i giudici si tratta di "alcune comunità etniche dove per esempio la richiesta di elemosina costituisce una condizione di vita tradizionale molto radicata nella cultura e nella mentalità di tali popolazioni".

In sostanza la Cassazione invita a riflettere sulle situazioni di fatto piuttosto che sull'applicazione astratta di un principio giuridico, e a "non criminalizzare condotte che rientrino nella tradizione culturale in un popolo". Secondo i giudici campani invece la nomade aveva "approfittato di una situazione di inferiorità psichica del minore costretto all'accattonaggio con finalità di sfruttamento economico".

Nell'analisi del caso già i giudici di merito avevano rilevato che la donna mendicava per strada solo per alcune ore. Situazione ben diversa, secondo i giudici, dalla "condotta di chi comperi un bambino e lo utilizzi continuativamente nell'attività di accattonaggio appropriandosi dei guadagni".

In questo caso, secondo i supremi giudici, si può parlare solo di "maltrattamenti in famiglia". Pertanto la sentenza di appello è stata annullata con rinvio a una nuova decisione in merito alla configurazione di questo diverso reato.

http://www.repubblica.it/2008/10/sezion ... -time.html
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Re: La Cassazione e le sue cazzate

Messaggiodi Leadingtherats il 26 mar 2009 17:04

A parte la terza, più opinabile, le altre mi sembrano tutte giuridicamente corrette.
"Non ho mai ucciso nessuno che non meritasse d'essere ucciso, secondo gli standard correnti del nostro modo di vivere. Non ho mai distribuito materiale osceno da utilizzare a fini di masturbazione: ho accettato di parlare con Peter e Bax Engleking solo perché ero affezionato al loro padre, possa Dio dare pace all'anima sua, anche se era un fottuto crucco. Non uccido spettatori innocenti, perché è mitzvah, un comandamento, e io rispetto i Dieci Comandamenti, quando il lavoro me lo permette."

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Re: La Cassazione e le sue cazzate

Messaggiodi Isa il 29 mar 2009 16:51

Cassazione: satira non si sottrae a limite continenza

(ANSA) - ROMA, 28 MAR - Non rientra nel diritto di satira affiancare il nome di politici a parti del simbolo fallico, come la sommita' del pene o i testicoli. Lo sottolinea la Cassazione, confermando la condanna di un proprietario di un bar di Soave (Verona) che aveva attaccato alla vetrina del locale il disegno di un fallo con il nome del sindaco accostato alla parte superiore e quello del vicesindaco a quella inferiore.I supremi giudici hanno affermato che la satira non si sottrae 'al limite della continenza'.

http://it.notizie.yahoo.com/10/20090328 ... 46e98.html
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Re: La Cassazione e le sue cazzate

Messaggiodi Lugh [bot] il 29 mar 2009 16:54

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Re: La Cassazione e le sue cazzate

Messaggiodi MrFrag il 29 mar 2009 17:32

che c'entra il fascismo lugh?
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Re: La Cassazione e le sue cazzate

Messaggiodi Lugh [bot] il 29 mar 2009 17:34

converrai con me che la censura e` fascismo.
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