Rileggevo ieri sera questo topic, veramente pieno di perle

Ed ho pensato di aggiungere anch'io un simpatico aneddoto.
Correva l'estate dell'anno 1992. Posso ben dirlo, ho controllato più e più volte. Prima nell'archivio della mia memoria. Poi nel Codice penale, art. 157, rubricato "
Prescrizione. Tempo necessario a prescrivere". Sia lode al garantista istituto della prescrizione, che mi consente di rendervi partecipi di questo accadimento.
Ero un tenero virgulto di 14 anni, ed assieme ad altri due giovini della mia età iniziavo a scoprire il piacere clandestino delle sigarette. Piacere che, all'epoca, consisteva principalmente nel dare due tiri, piegarsi in due in preda alla nausea ed assumere un insano colorito verdastro, ma tant'è.
Uno dei luoghi di elezione per tale passatempo era rappresentato dallo stretto argine di un fosso, racchiuso tra il fosso medesimo ed una rete metallica di recinzione che separava l'argine da un'area privata. Di qua e di là dalla rete di recinzione crescevano sterpi resi secchi dalla temperatura torrida.
Ed eccoci in un caldo primo pomeriggio estivo, alle prese con le nostre sigarette. Stavo parlando con uno dei due, mentre l'altro, poco distante, giocherellava con l'accendino, dando fuoco agli sterpi e spegnendoli soffiandoci sopra. Faceva quindi da sottofondo ai nostri discorsi da quattordicenni il metallico *click* della rotella dell'accendino, seguito dal confortante *fiù* del soffio del nostro amico.
Almeno fino a un certo punto.
Perché ad un bel momento, la colonna sonora della giornata cambiò.
In peggio.
Click. Fiù. Click. Fiù. Click. Fiù. Fiù. Fiùùù. "Aiuto". Sput. "A-aiuto". Sput. Sput. "AIUTO!". SPUT! SPUT!
Com'era largamente prevedibile, il fuoco aveva preso. E si era esteso oltre la rete metallica, dove il mio amico non poteva arrivare. Donde il suo commovente tentativo di spegnerlo A SPUTI.
Con sommo sprezzo del pericolo, come un sol uomo ci gettammo sul crescente rogo, prodigandoci nelle operazioni di spegnimento. Tuttavia, ben presto valutammo che le nostre forze non erano assolutamente bastanti contro la terribile forza dell'incendio, né eravamo sufficientemente attrezzati per contrastare l'oramai inesorabile avanzata delle fiamme (
Leggasi: non avevamo neppure una bottiglietta d'acqua, né a nessuno di noi scappava un minimo di pipì, la quale ancora sarebbe largamente bastata a spegnere il tutto).
A tal punto, consapevoli dell'inanità dei nostri sforzi, e memori della lezione secondo la quale la prudenza è la parte migliore del coraggio, ci allontanammo celermente dal luogo del disastro onde allertare immantinente le autorità preposte alla difesa della collettività (
Leggasi: ci levammo dai coglioni a velocità sperimentate solo dalla NASA, con la ferma volontà di essere mille miglia lontani da lì prima che qualcuno si accorgesse del casino che avevamo provocato).
Tuttavia, il nostro non fu già atto di vile codardìa, bensi una scelta accuratamente ragionata e ponderata. Sapevamo infatti che l'incendio sarebbe stato ben presto ridotto a più miti consigli da un pugno di ardimentosi molto più preparati e meglio attrezzati di noi. Già, lo sapevamo bene. Perché l'area privata che si estendeva al di là della rete, dove già le prime fiamme di un certo rilievo stavano crepitando, altro non era che il prato antistante la LOCALE CASERMA DEI VIGILI DEL FUOCO. Ai quali facemmo omaggio di una... ehm... esercitazione fuori programma.
Insomma, corremmo via come se avessimo il fuoco al culo (cosa che, a ben vedere, non era poi così lontana dalla realtà), e ci rifugiammo in casa di uno dei miei due amici, da dove potevamo vedere un bel nuvolone di fumo nero sollevarsi dal luogo del misfatto. Per tutto il tempo ci siamo chiesti come sarebbe stata la permanenza nel carcere minorile che ci attendeva.
Quando la sera dopo tornammo
in loco, ci trovammo davanti lo spettacolo di circa VENTI METRI di argine completamente bruciato.
Dopo allora, di tanto in tanto siamo tornati su quell'argine; ma sempre A) con il favore delle tenebre; B) avendo ben cura di spegnere bene TUTTO; C) circospetti come un Tedesco della DDR che striscia nella terra di nessuno per espatriare clandestinamente all'Ovest.
Oggi, 18 anni dopo.
L'argine è ancora dove prima, ma non è più lo stesso. Il canneto che lo copriva alla vista dei passanti è stato spianato per realizzare una rotatoria. Ormai nessun adolescente vi si nasconde più per fumare le sue prime sigarette.
La caserma dei Vigili del Fuoco è ancora lì. Chissà, magari tra di loro c'è ancora chi ricorda quel giorno d'estate in cui il Nemico li ha aggrediti nella loro stessa fortezza.
I piromani non sono mai stati scoperti.
