La finanza accusa Rocco Siffredi
"Evasi centinaia di migliaia di euro"
ROMA - C'è anche Rocco Siffredi, star italiana del cinema porno tra gli evasori scoperti dalla Guardia di finanza nell'ambito di una serie di indagini sui redditi nascosti al Fisco. Le Fiamme gialle hanno rintracciato ingenti somme riciclate ritenute il frutto dell'evasione fiscale di industriali delle province di Forlì, Bologna, Rimini e Pesaro (c'è chi opera nel settore della produzione di mobili, chi in quello della lavorazione dell'acciaio e ferro, chi ancora nel settore della pubblicità e in quelli dell'elettronica e immobiliare).
Il sospetto è che abbiano utilizzato banche di Forlì per trasferire il denaro evaso a società finanziarie di San Marino per poi farlo rientrare "ripulito" in Italia, sotto forma di concessione di crediti a società "amiche". Parallelamente i finanzieri hanno avviato controlli fiscali nei confronti di 130 persone che hanno trasferito a San Marino capitali per 50 milioni di euro frutto probabile di evasione.
In un'inchiesta parallela, le Fiamme Gialle stanno "setacciando" le posizioni di 700 nominativi, tra aziende e persone fisiche, residenti a San Marino ma con domicilio fiscale al Consolato Generale della Repubblica del Titano a Rimini.
Tra i personaggi famosi finiti nel mirino della Finanza c' anche Siffredi che deve giustificare di aver occultato all'erario redditi per centinaia di migliaia di euro attraverso la fittizia istituzione di società in "paradisi fiscali" (in particolare, in Ungheria, patria dell'industria del porno). L'attore non potrà più chiedere di far rientrare in Italia le somme evase con le agevolazioni dello "scudo". Solo, infatti, chi è nelle condizioni previste dalla legge (non è stato cioè già scoperto dal Fisco) potrà rimpatriare o regolarizzare - entro il 15 aprile 2010 - i patrimoni e le disponibilità finanziarie detenute illecitamente all'estero.
Dagli accertamenti effettuati sul conto dell'uomo e di sua moglie - anche lei una ex pornodiva - è emerso tra l'altro che i due, residenti fino al 2005 in provincia di Chieti, avrebbero fissato la propria dimora a Roma, in una villa risultata intestata a una società britannica, anch'essa oggetto di indagini.
(17 settembre 2009)
da Repubblica
