La Lega vuol cambiare la Costituzione per dare inni e bandiere alle Regioni
Proposta di legge costituzionale per «riconoscere il rilievo costituzionale dei simboli identitari»
MILANO - Ormai non ci si sorprende nemmeno più troppo: dalle canzoni dialettali a Sanremo fino all'esame dei prof, l'onda lunga del «regionalismo» popolare (o populista) arriva ovunque. Non passa giorno senza una proposta, più o meno bizzarra. Con in prima fila, ovviamente, esponenti della Lega Nord. Oggi è il turno, tra gli altri, di Federico Bricolo, capogruppo della Lega al Senato e primo firmatario di una proposta di legge Costituzionale. Insomma, una modifica del testo della Costituzione. Per quale motivo? Per «inserire un secondo comma all'art. 12 Costituzione, finalizzato a riconoscere il rilievo costituzionale dei simboli identitari di ciascuna Regione, individuati nella bandiera e nell'inno».
IL TESTO - Non si sa quanti sentano davvero la mancanza di tanta identità locale da sbandierare (e da aggiungere agli innumerevoli gonfaloni comunali e provinciali) e di 20 nuovi inni da cantare, visto che già quello nazionale è periodicamente messo in discussione con brillanti idee di sostituzione (dal «Va pensiero» ad «Azzurro»). Ma la Lega evidentemente vuol superare la lacuna che per ora comporta l'assenza di un inno lombardo, veneto o friulano/giuliano e quindi presenta questo testo: «L'articolo 12, comma 1 della Costituzione riconosce quale simbolo della Repubblica italiana il tricolore. Nei principi fondamentali della Costituzione non è, viceversa, incluso alcun riconoscimento ufficiale dei simboli identitari che contraddistinguono le Regioni. Tale lacuna - spiegano i senatori della Lega nella loro proposta di legge - si rende, ad oggi, inammissibile, alla luce della sostanziale valorizzazione del ruolo politico ed istituzionale delle Regioni realizzata dalle più recenti riforme costituzionali. L'estensione dell'ambito materiale della competenza normativa regionale ha, infatti, trasformato la Regione in un ente territoriale dotato di una piena autonomia politica, favorendone così in ultima istanza il rapporto diretto con i cittadini». I parlamentari spiegano che «in tale fase storica di ripensamento dell'assetto territoriale dello Stato in ambito interno e a livello sovranazionale, è più che mai necessario recuperare i simboli identitari che, contraddistinguendo ciascuna realtà regionale, contribuiscono ad alimentare quel legame dei cittadini con il territorio che è presupposto indispensabile di qualsiasi riforma federale dell'ordinamento». Tale consapevolezza trova un riconoscimento istituzionale nelle riforme degli Statuti regionali approvate dal 1999 ad oggi, che, si legge nella proposta legislativa, «nei primi articoli hanno ufficialmente riconosciuto quei simboli che, per tradizione, storia e cultura contribuiscono ad identificare la Regione stessa».
LE REAZIONI - Le prime reazioni vanno dal «colpo di sole» (Idv) alla «trovata agostana» (Mpa). «Nessun attacco alla Costituzione da parte della Lega, semplicemente una proposta agostana a cui si può rispondere con '"viva il Tricolore"» dice il ministro per l'Attuazione del programma, Rotondi (Dcpa). «Ieri si sono inventati le gabbie salariali, oggi le hanno smentite. Adesso, tanto per perdere tempo, i senatori della Lega hanno tirato fuori le bandiere regionali da affiancare al tricolore. Io mi chiedo se hanno tempo da perdere» critica invece Franceschini (Pd). E il senatore del Pd Roberto Di Giovan Paolo aggiunge: «Come anche Bricolo sa, anche negli Stati e negli ordinamenti più federali viene esposta una sola bandiera e viene cantato un solo inno». Dalla maggioranza arriva l'apertura di Lo Monte (Mpa): «Esaltare la specificità anche delle regioni del Sud attraverso la Carta Costituzionale è davvero una felice intuizione». Ma anche Gasparri (Pdl) fa sapere che per lui non sarebbe un problema: «Io in questo momento mi trovo in Sicilia e da anni, nella spiaggia che frequento, sventola la bandiera della Trinacria. È forse un problema? Per me no, non mi turba affatto e non credo che leda la dignitá del Tricolore. Insomma, ribadisco, inviterei a sdrammatizzare anche perchè ormai è prassi comune che a qualunque manifestazione civica sventolino insieme al Tricolore anche le bandiere delle Regioni e i gonfaloni dei Comuni». Invece per Capezzone (sempre Pdl) si tratta invece di «un pesce d'aprile fuori stagione». Ovviamente la Lega difende a spada tratta l'idea. Il ministro dell'Agricoltura, Zaia, la associa addirittura all'idea di «modernità». Sostiene Zaia: «Voglio ricordare ai tanti sepolcri imbiancati che credono che la realtà nazionale debba essere un museo che in tutto rimane sempre uguale a se stesso, che invece la gente e le culture si modificano e non si può essere nella modernità a ore alterne, a seconda delle convenienze e dei propri radicamenti ideologici». Quanto a Bricolo, primo firmatario, ritiene che «chi critica la nostra iniziativa sbaglia perché le bandiere, così come gli inni, sono un valore per tutti, sono una ricchezza per il nostro Paese, sono simboli in molti casi millenari che è giusto riconoscere. È un discorso che vale per la Regione Veneto ma anche per la Sicilia. Per questo le polemiche sono infondate e strumentali». La risposta più ironica gli arriva però da un collega della maggioranza, Osvaldo Napoli (Pdl): «Desidero fare i miei complimenti all'amico senatore Federico Bricolo, del quale ignoravo il fiuto giornalistico. Con la sua trovata sulle bandiere regionali e, presumo, provinciali, comunali e di quartiere ha dato materia ai giornali per riempire una buona paginata anche domani, giovedì 6 agosto, con mezza Italia sul bagnasciuga o sotto l'ombrellone»
http://www.corriere.it/politica/09_agos ... aabc.shtml