
1. Aealo
2. Eon Aenaos
3. Demonon Vrosis
4. Noctis Era
5. dub-sag-ta-ke
6. Fire Death and Fear
7. Nekron lahes...
8. ...Pir Threontai
9. Thou Art Lord
10. Santa Muerte
11. Orders From the Dead (Diamanda Galas cover)
Niente da fare, via. Gli ho dato tempo, gli ho concesso ascolti, ma ora devo concludere che questo disco è, per me, una enorme delusione.
Ci sono le vocette femminili parecchio greche: belle! Ci sono i cori maschili tipo AHU! AHU!: gagliardi! Ci sono gli strumenti tipici: ganzi! Tutti accorgimenti compositivi assai accattivanti, che in teoria potrebbero dare qualcosa in più a questo nuovo lavoro. Ma, e i riffs? Dove sono i riffs?
E' proprio qui che il disco è clamorosamente carente: non c'è un singolo riff che sia un minimo incisivo. Spesso anzi le parti di chitarra si riducono a una serie infinita di pennate sulla stessa nota, al limite affiancate da uno sterile giretto di solista. Theogonia non è uno dei miei dischi preferiti dei RC, ma basta prendere da quell'album Keravnos Kivernitos, coi suoi intrecci di chitarre e il suo ritornello epico, e paragonarla a una qualsiasi canzone di Aealo, per renderci conto di quanto ha ragione la Isj quando parla di involuzione nel songwriting. In poche parole, questo disco mi pare paurosamente povero di idee.
Mi sembra poi che, in generale, i brani difettino anche di struttura. Capisco che non si può sempre pretendere di stare aggrappati alla classica "forma canzone" strofa-ritornello-strofa-ritornello-bridge-ritornello, ma qui c'è qualche pezzo che mi pare non abbia né capo né coda, né tema né sviluppo. In alcuni casi sembra addirittura che si siano tagliati ed incollati dei frammenti che nulla c'entrano l'uno con l'altro, e che ne sia venuta fuori qualcosa di vagamente simile a una canzone.
Infine, ad ammazzare definitivamente questo disco pensano le chitarre. Ma che suono orrendo hanno?! Magroline, sfiatate, su alcune note basse sembrano starnazzare come anatre. Ci sono punti in cui il riff (beh, riff, si fa per dire...) è eseguito da una sola chitarra; entra la seconda... e quasi non ci si accorge della differenza! Diavolo, Thy Mighty Contract ha dei suoni mille volte migliori di questi, ed è roba di quasi vent'anni fa!
Ci sono un paio di pezzi non male, come Thou Art Lord, nel cui refrain finalmente le chitarre lavorano un po' più di fino; o Santa Muerte, con il suo fiero assalto frontale alla The Sign Of Evil Existence. Beh, non esageriamo: diciamo alla The Fifth Illusion, via. Ma sono solo canzoni gradevoli, niente di più: troppo poco per smuovere l'ago della bilancia verso una valutazione positiva (o anche solo meno negativa) dell'album.
Una considerazione a parte merita la cover conclusiva, veramente splendida. La folle voce di Diamanda Galas si sposa perfettamente con l'ossessiva ripetitività delle chitarre, e il tutto incede con un andamento ipnotico e lievemente ascendente che culmina in un finale letteralmente da brividi.
E' l'unico palpito di un disco che si colloca tra i peggiori lavori della gloriosa discografia dei Rotting Christ. E, da fan sfegatato della band greca, mi piange veramente il cuore dirlo.