In un mondo che prigioniero è (cit.) di produzioni iperpompate, ultratecnica, molto casino e poco cuore (vero, Misery Index dell'ultimo album?), i nostri eroi spillano sangue usando le care, vecchie, cruentissime armi: furore, rabbia mai sopita, carica anarcoide, riffs di derivazione crust e batteria sparata a mille.
Iniziare l'ascolto con Strongarm è come sbattere la faccia contro un muro. Il trittico di apertura è quasi una dichiarazione di intenti: sì, baby, questo è grindcore, senza concessioni, senza compromessi, senza prigionieri. Poi i Nappies (


Menzione d'onore per Barney Greenway: che growli o screammi, la sua voce è quella di un cane rabbioso, marcia e brutale. Credo che ormai parli così anche quando a tavola chiede il sale.
Degne di particolare nota: Strongarm, Work To Rule (i trenta secondi centrali: la via napalmdeathiana al black metal



Ed ecco quindi il tema della lezione di oggi: soprattutto nel death/grind, i dischi non si fanno scrivere alla casa discografica o al produttore (vero, Misery Index dell'ultimo album?). I dischi si scrivono, col cuore, con lo stomaco e con le palle. Come fanno i prof.ri Napalm Death. Voialtri che volete fare grind perché è tornato di moda, prendete appunti.
La lezione è finita.