
1. Intro
2. The Purge
3. A Token of Malice
4. Majesty and Decay
5. Divine Code
6. In Human Form
7. A Glorious Epoch
8. Interlude
9. A Thunderous Consequence
10. The Rapture of Ghosts
11. Power and Shame
12. The Comfort of Cowards
Questa è una band che conoscevo solo di nome, e che non mi sono mai filato minimamente. Ecco, alla luce del loro nuovo lavoro Majesty And Decay, posso dire di aver fatto molto ma molto male.
Il combo della Grande Mela ha infatti sfornato un gran bel disco di death metal americano, un album per puristi del genere.
Il platter fa propri tutti gli stilemi della scuola death made in U.S.A., rielaborandoli ed assemblandoli in maniera veramente magistrale, grazie ad un songwriting di alta classe. Il risultato è caratterizzato da una apprezzabile varietà di contenuti e da un costante alternarsi di maestosi midtempos scassaossa in stile Brutality, riffs supersonici à la Suffocation e soliste malate di morbidangeliana memoria. Il tutto viene servito con quel quantum di potenza sufficiente a muovere a scapocciamenti selvaggi, ma non eccessiva da travalicare l'aspetto puramente compositivo. Molto belli i suoni, più vicini a un sound death dei primi '90 debitamente ripulito che non alle moderne produzioni pompatissime e "plastificate".
A voler trovare un punto debole di questo disco, si potrebbe dire il growl: per quanto ben fatto, alla lunga risulta un po' troppo monotono e poco espressivo.
Volendo invece individuare il punto di forza dell'album, indicherei senz'ombra di dubbio la batteria. Il drumming è semplicemente mostruoso: il batterista è solido e precisissimo sul rullante, e contemporaneamente fa un pazzesco lavoro di "ricamo" sincopato su cassa e piatti, regalandoci di tanto in tanto delle esaltanti "cavalcate" bimani sul charleston. Un valore aggiunto ad un album già di per sé validissimo.
Altro aspetto positivo di Majesty And Decay è l'elevato livello medio dei brani: nessuno di essi spicca in particolar modo (forse la titletrack è appena sopra il resto, ma di poco); per converso, tuttavia, nessun pezzo può essere considerato debole. Il disco, insomma, non ha un singolo attimo di cedimento, e tiene ben desta l'attenzione dell'ascoltatore per tutti i tre quarti d'ora della sua durata.
Era senz'altro molto difficile comporre un album che fosse perfettamente aderente alla grande tradizione death metal americana, e che pure non risultasse banale, scontato, trito e ritrito. Bene, gli Immolation hanno centrato in pieno l'obbiettivo: Majesty And Decay pare venir fuori dritto dritto dall'età d'oro del death del Nuovo Continente, eppure è un disco che vale la pena ascoltare e riascoltare anche adesso, nell'anno di grazia 2010. Opera veramente eccellente.