Bologna, ragazzo morto in gioco erotico: Fermato l'amico, si incontrarono in chat
La vittima è un giovane di 31 anni, ritrovato con una catena al collo e vestito da donna nella Bassa bolognese
BOLOGNA - Un gioco erotico finito male, molto male. Con un 31enne morto soffocato per un catena legata al collo, troppo stretta. Una tragedia già praticamente risolta. È stato fermato nella notte Michele Tropper, il 35enne che avrebbe provocato la morte dell'amico, tanto effeminato da sembrare una donna, legato a un albero nel giardino della casa del fermato a Passo Segni di Baricella, nella Bassa bolognese. Al termine di un lungo interrogatorio condotto dal pm Lorenzo Gestri, l'uomo è stato accusato di omicidio preterintenzionale. Tropper, titolare del contratto d'affitto della cascina dove vive con l'anziano padre, ha ammesso di aver gradualmente tirato la catena, su richiesta del giovane. La pratica però è andata oltre il limite e il ragazzo è morto. È stato lo stesso Tropper a dare l'allarme, intorno alle 18.30 di lunedì.
CONOSCIUTI SU INTERNET - I due si erano conosciuti alcuni mesi fa in una chat. Il 35enne ha raccontato che la vittima, che si faceva chiamare "Alice", gli aveva detto di essere un ermafrodito e di avere 19 anni. Era anche lui triestino, vero nome Andrea. Tra loro non c'erano mai stati atti sessuali completi e sarebbe stato proprio il 31enne - secondo il racconto - a introdurlo alle pratiche estreme. Il ragazzo è stato legato al collo e ai polsi, per quello che è stato descritto come un «gioco di sottomissione», mentre l'amico lo ignorava, recitando il ruolo di «padrone». Tropper, perito elettronico disoccupato di origine triestina, ha detto di aver tirato e rilasciato almeno cinque volte la corda attorno al collo dell'amico, su esplicita richiesta della vittima, proprio per provocargli un'ipossia (carenza di ossigeno). Le corde hanno però finito per soffocarlo.
DIVERSE VERSIONI - Era la seconda volta che lo facevano. C'era fra loro, ha detto il fermato, c'erano amicizia e complicità, ma non erano amanti. La prima volta solo le mani erano state bloccate con delle manette. Lunedì sono andati oltre e "Alice" è stato legato con quattro giri di spessa catena con la schiena rivolta verso un albero, un paio di manette ai piedi. Resosi conto del dramma, Tropper ha chiamato 113 e 118, poi i cugini che abitano vicino (la cascina si trova in un luogo molto isolato), cui ha raccontato però che la 'ragazza' si era suicidata. È stata la prima delle numerose versioni fornite nel corso della notte, tra cui anche quella di aver legato la vittima e di averla lasciata legata ma viva. Alla fine, alle 4, l'ammissione. Tropper ha detto di aver messo la chiave delle manette con cui erano bloccate le caviglie nelle mani del cadavere per cercare di accreditare l'ipotesi del suicidio. Ma è apparso subito impossibile che la vittima si fosse legata da sola. Catena, manette e lucchetti li aveva portati "Alice", ha sostenuto il fermato. Nella macchina di Tropper i carabinieri hanno trovato libri con immagini di bondage (pratiche sessuali basate sulla costrizione fisica), che lui dice però essere regali di "Alice". I militari stanno analizzando il suo pc. Mercoledì il pm chiederà la convalida del fermo. L'autopsia dovrebbe essere fissata per venerdì.
STAVA PER CAMBIARE SESSO - Andrea aveva già ottenuto l'autorizzazione del tribunale al cambiamento di sesso. L'hanno detto i parenti della vittima agli inquirenti. Quando i due si sono conosciuti in chat, Michele stava cercando una grafica cui affidare la realizzazione della copertina di un suo disco e "Alice" si era presentata come grafica. Dopo un primo incontro a Trieste ne erano seguiti altri a Bologna. "Alice" si faceva ospitare nel casolare, in cui sono evidenti i segni dell'indigenza e dove Tropper accudiva il padre anziano gravemente disabile che era in casa quando è avvenuta la tragedia. "Alice" gli aveva detto - ha spiegato nel suo lungo racconto - di avere una storia di vita travagliata alle spalle e numerosi problemi di salute. Poi gli aveva fatto vedere filmati e immagini di bondage, chiedendogli con insistenza di legarlo, al punto da minacciare il suicidio se non l'avesse fatto. Una versione, quella della estraneità di Tropper alla pratiche estreme, ancora al vaglio degli inquirenti.
http://www.corriere.it/cronache/08_sett ... aabc.shtml
[anche qui mi pare il caso di tradurre il latino e l'avvocato può sempre aggiungere qualcosa che sicuro ne sa più di me: volenti non fit iniuria significa: a chi acconsente, non si fa ingiuria. Ciò vuol dire che si nega l’esistenza dell’offesa quando una persona ha consentito ad un’azione. Chi acconsente, perde ogni diritto di lamentarsi.]