Ore 6.49, italiani giù dal letto la sveglia suona sempre più presto
Ecco perché diminuiscono le ore di sonno. E le donne si alzano prima. La causa: i tempi di tragitto fino al lavoro che si sono allungati. E due su tre dormono male
SEMBRAVA una conquista irrinunciabile, un po' come le 8 ore di lavoro sancite per contratto, il sabato libero o la pausa-mensa. E invece, lentamente ma inesorabilmente, la sveglia degli italiani ha cominciato a tornare indietro, e oggi suona - secondo gli ultimi dati raccolti nelle indagini del Centro per i disturbi del sonno delle Molinette di Torino (uno dei più grandi ospedali d'Italia) sul sonno e l'incrocio con quelli sull'orario e i tempi di trasporto - ben undici minuti prima delle sette, dal lunedì al venerdì, almeno per chi è adulto, attivo e occupato. C'è chi ne fa una teoria e scrive decaloghi per le "allodole", chi tesse le lodi del telefono che alle 6 del mattino non suona e consente di lavorare e soprattutto di pensare. Ma la verità è che il tempo che serve agli italiani per spostarsi da casa al lavoro, magari lasciando a scuola i figli lungo il tragitto (loro però godono del privilegio di essere svegliati dieci minuti più tardi) si è allungato - ora sfiora i 40 minuti - e non consente di indugiare. E chissà se era a questo che la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia pensava quando, il 23 gennaio, ai microfoni di "Che tempo che fa" ha restituito l'onore all'Italia "che si sveglia presto e lavora sodo": le donne più degli uomini, i genitori più dei single, gli operai più degli impiegati, i professionisti e gli imprenditori più degli universitari e dei disoccupati, i vecchi più dei giovani.
Non sempre
si tratta di una scelta e neppure di una necessità: un italiano su tre dorme male, e chi ha superato i 60, 65 anni e magari è andato in pensione non sa o non vuole liberarsi da quella "sveglia in testa" che ti fa aprire gli occhi anche quando potresti poltrire. Poi ci sono tassisti e dj, panettieri e operai siderurgici, medici di pronto soccorso e agenti di borsa che si occupano di mercati lontani. E ferrovieri, autisti, addetti alla sicurezza, insomma un'Italia che sta sveglia mentre gli altri dormono, più di due milioni di persone in un paese che non ha mai limitato per legge (se non in pochi casi, come la madri di bambini sotto i 3 anni) il lavoro notturno.
Da svegli, si ascolta la radio, si beve caffè, e magari si stacca per mangiare: "Da quando sto aperto fino alle 5 ho triplicato i clienti - racconta Rocco Losurdo, socio di una pizzeria torinese vicino all'autostrada per Milano - I clienti erano quelli classici, camionisti e poliziotti, e chiudevamo alle 2. Ma c'era sempre chi arrivava all'ultimo e non trovava più nulla. Così, abbiamo cancellato il pranzo e allungato la notte, e funziona". Super-mattinieri per scelta erano e sono anche personaggi famosi, vecchi e nuovi, da Giovanni Agnelli (il presidente Fiat, scomparso nel 2003, aveva l'abitudine di svegliare amici e consiglieri alle 6 del mattino, "interrogandoli" sui fatti del giorno) a Giulio Tremonti, dalla stessa Marcegaglia a Giulio Andreotti, Oliviero Toscani, Giuseppe Pasini.
Carmen Belloni, sociologa, tra le massime esperte italiane di studi sul tempo e presidente del Cirsde (il centro di ricerca universitario che a Torino analizza le questioni femminili), spiega: "Le nostre giornate sono sempre più dense. Risultato: gli spagnoli che continuano a vivere fino a sera tarda ma si sono adattati ai criteri europei ora dormono meno di tutti, mentre un tedesco non si ferma mai o quasi in ufficio dopo le 18. Noi italiani ci troviamo schiacciati nel mezzo... E a fare le spese di questi ritmi sono soprattutto il tempo libero, il tempo per sé, perché lavoro e famiglia non sono riducibili". E se è vero che i problemi di lavoro disturbano il sonno di un terzo degli italiani, come conferma Alessandro Cicolin, neurologo e coautore degli studi 'Morfeo', è vero anche che la divisione tra allodole (chi si sveglia, e volentieri, prima delle sette del mattino) e gufi (chi non dorme prima di mezzanotte) è diventato uno degli ingredienti principali di matrimoni felici o rapidi divorzi: chi lavora di notte, dice Eurispes, si separa fino a tre volte di più.
http://www.repubblica.it/cronaca/2011/0 ... -11905457/