di Kale il 19 lug 2008 18:07
Il solo Centro servizi culturali Santa Chiara di Trento, il maggior contribuente trentino di Siae, rischia di vedersi raddoppiare la parcella: da 120mila a oltre 230mila, in base alle prime stime. Margherita Cogo: «Siamo sconcertati»TRENTO - La Siae (società italiana autori ed editori) batte cassa. E chiede agli organizzatori di spettacoli di versare una consistente percentuale sui contributi e sulle sponsorizzazioni. Si tratta di poco meno del 10% sulla metà di quella parte di finanziamenti per le spese collegate agli eventi. Il solo Centro servizi culturali Santa Chiara di Trento, il maggior contribuente trentino di Siae, rischia di vedersi raddoppiare la parcella: da 120mila a oltre 230mila, in base alle prime stime. Ma i dubbi sono ancora molti. Lo denuncia la vice presidente della Provincia Margherita Cogo: «Siamo sconcertati - afferma - perché a noi risulta che sia solo l'agenzia di Trento ad avanzare questa pretesa». L'assessore alla cultura insiste: «Sono stata autorizzata dalla Giunta ad aprire un tavolo di confronto». Tutto comincia a marzo quando a Trento arriva il 39enne romano Walter Gentile, il nuovo responsabile della Siae del capoluogo , solo omonimo del direttore dell'Agenzia provinciale delle Entrate. «Sono per la correttezza degli adempimenti - aveva spiegato Gentile all'«Adige» che, un paio di mesi fa, gli aveva chiesto i dati sull'attività - e per un'applicazione univoca delle norme». Già all'epoca diversi organizzatori di eventi lamentavano l'eccesso di attivismo del nuovo ufficio: «Ci è stato chiesto di pagare tre volte tanto quello che corrispondevamo prima» aveva confidato un anonimo gestore. «Con questo sistema non si favoriscono certo gli autori - accusava - perché a me conviene non organizzare più niente e quindi va a finire che ci rimettono pure loro se non copro le spese». Poi la Siae «alza il tiro»: sotto la lente d'ingrandimento della società (che è parapubblica) finiscono le Feste Vigiliane. «Di solito pagavamo tra gli otto ed i novemila euro - ricorda il presidente, Guido Malossini - mentre quest'anno ne abbiamo versati quasi venticinquemila. È stata una bella botta, ma se la legge prevede questo...». Prima dell'inizio Malossini consegna un anticipo e subito dopo deve passare con il «saldo». Quindi, agli inizi di giugno, parte una missiva con la richiesta agli organizzatori delle principali rassegne del Trentino, Centro Culturale S. Chiara compreso. A tutti la medesima richiesta: mettere a disposizioni i conti (la Siae agisce anche per conto dell'Agenzia delle entrate ed i suoi funzionari sono pubblici ufficiali). L'obiettivo è quello di capire non solo l'ammontare degli incassi legati agli spettacoli ma, soprattutto, il totale di contributi e sponsorizzazioni. E, meglio ancora, individuare quale percentuale di finanziamenti pubblici e privati serve per coprire direttamente gli eventi. Spese di gestione escluse. «Stiamo valutando se la Provincia, in virtù del suo status, ha diritti in materia» precisa la vice presidente. «E se così fosse, sarà il caso di esercitarli» insiste minacciosa. «A noi, quello della Siae di Trento sembra un comportamento strano» conclude. Oltre ai diritti sui biglietti d'ingresso, la Siae del capoluogo esige una «gabella» anche sui contributi. Un sistema, la cui legittimità è incorso di valutazione, per fare cassa: è curioso che a che sia una società parapubblica a presentare il conto quando sono proprio le pubbliche amministrazioni i principali sostenitori di molte iniziative culturali. Il direttore del Centro S. Chiara Franco Oss Noser corregge il tiro: «Attraverso il nostro sindacato, l'Agis, al quale ci siamo rivolti - sottolinea - sappiamo che anche in Veneto sta succedendo qualcosa di analogo». Dalla propria parte, la Siae di Trento sembra avere i numeri: lo scorso anno, secondi gli esigui dati resi disponibili dall'ufficio del capoluogo, i controlli (inclusi quelli sull'Enpals) sono stati 276 contro i 412 della provincia di Bolzano.
Fonte:
http://www.ladige.it/news/a_portale_lay_notizia_01.php?id_cat=4&id_news=7200
Di solito il fine non giustifica mai i mezzi.
Anche ammesso che li giustificasse, dobbiamo essere consapevoli che il fine giustificherà mezzi che di per sè sono ingiustificati.
Sempre ammesso che si riesca a raggiungere il fine, perchè, ricordiamo, che "è il fine che giustifica".
Assunto ciò, non possiamo dimenticare che le conseguenze, sia dei mezzi che dei fini, non vengono giustificati nè l'uno nè l'altro.
Anzi... di solito le conseguenze vengono appositamente dimenticate, pur di raggiungere il fine....
Inoltre, gli ingiustificati mezzi giustificati dal fine, giustificheranno mezzi ingiustificabili.