Scaricare musica da internet? «Non la considero un’azione illegale». A ribadirlo dalle frequenze di Radiouno è il ministro dell’Interno, Roberto Maroni (anche musicista con i Distretto 51, nella foto a destra), che accende una polemica con la federazione italiana dei musicisti, ferrea nel perseguire la linea dura contro i cyberpirati. «Si è detto che è come andare in un supermercato e rubare la merce - osserva Maroni - Non è così, sarebbe così se io entrassi in un un sito che vende e rubassi la musica da lì; ma quando io scarico c’è il collegamento peer to peer, cioè tra computer privati. È come se il proprietario di questo computer dove io vado a prendere la musica facesse una copia di un cd che ha comprato e me la regalasse, cosa che avviene normalmente quando compriamo un cd e facciamo la copia per i nostri amici: è lo stesso meccanismo».
Per il ministro, «proporre sanzioni pesantissime come quelle in Francia, fino alla disconnessione da internet, è sbagliato e non funziona, anzi in Francia da quando c’è questa legge severissima il download è aumentato. La soluzione è un altra: quella di fare un grande sito nazionale, l’ho proposto da tempo ma senza essere ascoltato, dove si possa scaricare musica gratis legalmente e trovare degli sponsor che paghino il diritto d’autore a chi la musica la fa e ha diritto ad essere pagato per questo».
Un punto di vista, quello di Maroni, che non piace per nulla alla Fimi, la federazione dell’industria musicale italiana, che risponde al ministro snocciolando una serie di numeri: «Qualche milione di brani musicali scaricati legalmente e gratis, più di un miliardo di click gratuiti sui video ufficiali degli artisti italiani tramite Youtube, più dell’90% dei singoli file venduti a meno di un euro da decine di piattaforme. Un mercato della musica legale su internet che oggi è il 14 % del totale. Il ministro dell’Interno dovrebbe valutare che vi sono in gioco posti di lavoro e ricavi per lo Stato a causa della pirateria digitale».
La Fimi ricorda anche «il recente studio economico indipendente di Tera che mostra il risvolto drammatico della pirateria digitale sull’economia del lavoro in Europa». Nel 2008, le industrie creative dell’Ue, cinema, musica, televisione e software, hanno offerto un contributo pari al 6,9% o a circa 860 miliardi di euro al totale del Pil europeo, con una quota del 6,5% dell’occupazione totale dell’Ue pari a circa 14 milioni di lavoratori. «A causa della pirateria (e principalmente della pirateria digitale) - conclude la Fimi - le industrie creative dell’Unione Europea che hanno maggiormente subito l’impatto delle attività illecite hanno registrato perdite pari a 10 miliardi di euro ed un totale di 185.000 posti di lavoro in meno. Solo in Italia i danni sono stati di 1,4 miliardi di euro con 22.400 posti di lavoro perduti».
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