E Pupo salì sul palco di Morandi: "Ecco i 100mila euro che ti devo"
ROMA - "Sono un uomo nuovo". Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, sabato sera ha saldato il suo debito: con Gianni Morandi e con se stesso. Gli pesavano, quei duecento milioni che l'amico gli aveva prestato nel '92 e che non aveva mai restituito. Erano diventati il suo pensiero fisso. Non l'ha detto a nessuno, e a sorpresa, durante l'ultimo concerto di Morandi al Teatro Tenda a Milano - davanti a 3000 persone - è salito sul palco e gli ha dato un assegno da centomila euro. "Gianni non mi ha mai chiesto niente, ma avevo bisogno di chiudere un cerchio". Morandi è rimasto sorpreso: "Non dovevi Enzo, ci avevo messo da tempo una pietra sopra".
Giocatore accanito, Pupo aveva sperperato una fortuna, poi l'aiuto di Morandi, una nuova carriera di successo come conduttore: dice di aver avuto dalla vita "una seconda chance". "Negli ultimi quattro o cinque anni ho chiuso tante pendenze, questa rimasta aperta mi pesava. La vicenda era di dominio pubblico, la gente per strada mi chiedeva tre cose: "Che fai in tv?", "Hai smesso di giocare?" e "Hai restituito i soldi a Morandi?" Ho capito che dovevo farlo pubblicamente: se lo avessi avvertito, non avrebbe accettato. Lui è contrario a queste esternazioni. Mi sono portato dietro le telecamere di "Striscia la notizia" (il filmato si vedrà stasera su Canale 5 ndr.) anche perché Morandi non potesse dire che non glieli ho restituiti".
Ride. Lo spiritaccio toscano lo ha sempre aiutato, anche negli anni bui. Così adesso "che qualche soldo ce l'ho, ma non sono mica ricco", si è messo in tasca l'assegno della Banca Toscana ed è uscito di casa. "Sono stato tutto il giorno con Gianni per parlare della Partita del cuore, il 12 maggio. Io la presento e lui gioca. Abbiamo scherzato", racconta "poi mi ha spiegato che al concerto mi avrebbe fatto salire sul palco. Mi ha chiesto perché mi seguiva la telecamera, ho inventato: servono immagini se la partita è noiosa. Prendo la chitarra canto, ridiamo. Gli dico che siccome mi aveva fatto uno scherzo terribile in tv quando presentava "Uno di noi" - trovai due prostitute in camera - anch'io gli avrei fatto una sorpresa".
Cambia voce. "Gianni era stato il mio produttore nel '92 a Sanremo, quando cantai "La mia preghiera" e mi ero presentato come Enzo Ghinazzi. Insomma gli ho ricordato che in un momento difficile mi aveva prestato soldi che non avevo restituito. "Ora" gli ho detto "sono qui a chiederti una cosa". È sbiancato: "Non voglio altri soldi. Non mi hai mai richiesto indietro niente, ho i miei valori, accetta la restituzione del mio debito". E ho tirato fuori l'assegno. Ho cercato di cantare ma mi sono messo a piangere e sono scappato: c'erano tremila persone che piangevano".
Morandi resta lì, la moglie abbraccia Pupo, "il cerchio" ripete il cantante toscano "si è chiuso". "Gianni ha capito la genuinità del gesto, che non volevo farmi pubblicità. Non avevo giustificazioni, prima non avevo la possibilità di ridargli i soldi, oggi sì e sono un uomo libero. Cammino a testa alta. Gli ho chiesto solo di abbonarmi gli interessi... mi creerebbero un problema". Ride ancora. Darebbe un consiglio a chi è in difficoltà? "Sono l'esempio che ci può essere una seconda possibilità, che non bisogna perdere la speranza. Non darei mai un consiglio tipo "non iniziare a giocare", farei come quegli psicologi che in tv pensano di risolvere i problemi sparando ovvietà. Ogni caso è diverso". Ha sentito Morandi? "No, secondo me si sta chiedendo: "L'assegno sarà a vuoto?" Aspetta che aprano le banche".