di RodrigoNavarro il 10 giu 2009 12:16
in merito a quella postata precedenetmente, questa è analoga, ed è successa vicino a casa mia , e fa troppo ridere
RESCIA - Un giallo di provincia, una storia intricata di tradimenti, liti, riconciliazioni. E bugie, tante bugie. Forse per questo la vicenda degli "amanti di Capriolo" ha tanto appassionato gli italiani. Una trama rosa-nero che diventa di dominio pubblico la mattina del 18 aprile 1997. Maria Angiola Assoni, 31 anni, impiegata part-time, denuncia ai carabinieri di essere stata, insieme al marito, vittima di un'aggressione. Una banda di extracomunitari, albanesi o slavi, sarebbe entrata la sera prima nella sua villetta per una rapina. Avrebbero picchiato e accoltellato il marito, Oliviero Signoroni, e stuprato lei. Infine se ne sarebbero andati, portando via denaro per un milione. Signoroni, in effetti, è ricoverato nell'ospedale di Chiari, con numerose contusioni e ferite di arma da taglio.
La vicenda però puzza di bruciato, e gli investigatori se ne accorgono subito. La versione della rapina non dura, infatti, più due giorni. Alle tre della notte tra il 19 e il 20 aprile, la Assoni crolla. Gli albanesi - dice - non c'entrano, l'autore dell'aggressione è un altro. E racconta una cronaca della serata a metà tra un film di Tarantino e uno di Lino Banfi. Quella sera con lei c'era il suo amante, Massimo Foglia, 33 anni, camionista di Lodi con un passato da fotomodello. Lo avrebbe invitato a casa per dirgli che la loro storia doveva finire. Ma va diversamente, e i due finiscono sul divano a fare l'amore.
Suo marito, intanto, dorme tranquillamente. Un gemito di troppo, però, lo sveglia. La donna si allontana dal salotto, per tranquillizzare il figlio di nove anni, dice. L'amante invece va in cucina, e, sospettando il sopraggiungere del marito, si arma di un mattarello e di un coltello da cucina. Quando Signoroni arriva, Foglia gli salta addosso, lo ferisce e si dilegua.
Per la Assoni e per Foglia scattano le manette. L'accusa è tentato omicidio premeditato per entrambi e, per lei, anche simulazione di reato. Foglia cade dalle nuvole, assicura di non essere stato nella villa dei Signoroni, quella sera e ipotizza un complotto della perfida amante per sbarazzarsi di lui e fargli pagare vecchi torti. È il 22 aprile.
Ai due, il 28 maggio, vengono concessi gli arresti domiciliari e, poche settimane dopo, sono scarcerati. L'inchiesta del pm Paolo Guidi va avanti, nel frattempo le parti in causa danno vita ad un florilegio di accuse, insulti, rivelazioni. I coniugi Signoroni si riconciliano, lui le perdona la scappatelle, lei gli giura eterno amore. Le loro foto compaiono su tutti i giornali rosa.
Arriva settembre, si avvicina la data dell'udienza preliminare, fissata per il 24. Il giorno prima Foglia dichiara alla stampa di avere le registrazioni di telefonate con la Assoni che risalirebbero alle ultime settimane. Dal loro contenuto risulterebbe la sua estraneità alla vicenda. Il pm teme che le prove possano essere inquinate e chiede nuovamente la custodia in carcere per Foglia. La Assoni risponde per le rime e accusa l'ex amante di averla sì cercata, ma per minacciarla e costringerla a ritrattare.
Quando Foglia torna dietro le sbarre, Maria Angiola Assoni commenta: "Mi dispiace, ma si è preso gioco di me anche in questa occasione, senza il minimo rispetto per i miei sentimenti".
Il 13 ottobre i due vengono rinviati a giudizio. Foglia, ancora in carcere, inizia uno sciopero della fame. Il processo di primo grado si apre il 13 gennaio. Oggi la sentenza: Foglia era lì, ma non per uccidere. I due se la cavano con condanne miti. Ma ci sarà l'appello: il caso non è ancora chiuso. La sceneggiata nemmeno.