CONDANNA CONFERMATA, ANNA MARIA FRANZONI IN CARCERE
Anna Maria Franzoni è entrata nel carcere bolognese della Dozza alle 2.40 a bordo di un'auto dei carabinieri. La donna è stata arrestata nella tarda serata di ieri a Ripoli Santa Cristina, il paesino dove abita sull'Appennino bolognese, in esecuzione dell'ordine di cattura firmato dalla Procura generale di Torino dopo che la Cassazione ha confermato la condanna a 16 anni di reclusione per l'omicidio del figlio Samuele.
I militari della compagnia di Vergato hanno eseguito l'ordine di cattura della procura generale di Torino, all'interno dell'abitazione dell'amica Elisabetta Armenti, attigua alla propria, dove la Franzoni ha atteso la sentenza. Applausi beffardi della gente ai giornalisti che non hanno potuto filmare la partenza, avvenuta dal retro dell'edificio.
L'espressione sconvolta, Anna Maria Franzoni si e' lasciata andare a una frase di sconforto all'arrivo dei carabinieri che hanno posto fine alla sua liberta': ''Che fate, e ora i miei bambini?''. Sarebbero queste le parole che la donna avrebbe pronunciato, secondo quanto e' filtrato dalle persone che hanno assistito all'arresto.
CASSAZIONE CONFERMA LA CONDANNA, DA RIPOLI AL CARCERE
Le gazzelle dei carabinieri partono sgommando da Ripoli Santa Cristina alle 23.15. Finisce in quel momento, materialmente, la liberta' di Anna Maria Franzoni
Da nemmeno tre ore e' condannata in via definitiva per l'omicidio del figlio, il piccolo Samuele Lorenzi, ucciso a tre anni il 30 gennaio 2002 nella loro abitazione di Cogne. Giallo dissolto, per la giustizia. Comincia, cosi' come disposto dalla Procura generale di Torino, l'espiazione della pena. Partono le gazzelle dei carabinieri, dentro c'e' una madre assassina e ''una donna disperata'', come dice uno dei difensori, l'avv. Paola Savio.
Una persona distrutta che, dopo aver atteso la sentenza che la spedisce in carcere nella casa dell'amica Elisabetta Armenti, attigua alla propria, lascia altri due figli nella disperazione in un paesino di montagna che, attonito, ha accolto la sentenza temuta. Fuori, la platea di giornalisti, fotografi e cameramen, avvolti tutto il giorno dalla rabbia e dalla delusione del popolo di Ripoli, rimasto fino all'ultimo convinto dell'innocenza di Anna Maria, subisce l'assalto di persone arrabbiate. Partono spintoni, anche uno schiaffo all'indirizzo di Flavio Isernia, inviato di Sky: ''Basta - urla una donna - sono sei anni che va avanti cosi'. Cosa volete che vi diciamo, che ci dispiace?''.
Rabbia dettata dal'assoluta certezza che Anna Maria sia innocente. Nelle candele, il segno della loro intima convinzione: candele accese attorno alle 19 e rimaste fiammeggianti fino all'addio sui davanzali di alcune case, sperando che fossero di buon auspicio per la mamma di Cogne. Era un silenzio carico di fiducia, cosi' come appare surreale e agghiacciante il silenzio che, prima delle urla ai cronisti, accompagna la partenza del mesto e sgommante corteo. In quella casa, dove ha sperato fino all'ultimo nel ribaltamento del verdetto, subito dopo la pronuncia della Suprema Corte sono arrivati di corsa prima il parroco, don Marco Baroncini, poi le sorelle, molto aggressive con i giornalisti: ''Sciacalli, sciacalli, abbiate cuore di andare via''.
Una fiammella si era accesa proprio anche alla finestra di Elisabetta, amica e referente del comitato pro Anna Maria, quando ancora non si sapeva che la condannata fosse proprio li', accanto alla villetta al numero 5 della famiglia Franzoni, chiusa con davanti al cancelletto un monopattino. Nel pomeriggio i primi segnali che Anna Maria non era lontana, che forse era proprio li': il suocero Mario Lorenzi, gia' comparso ieri, avrebbe parcheggiato la macchina davanti alla chiesa che domina il paese e poi, su un'altra auto, fino alla villetta che e' di fronte a quella della nuora. In piu' fin dal mattino e anche sotto la pioggia battente, due-tre uomini - che non avevano l'aria di semplici curiosi - sono rimasti a pochi passi da casa Lorenzi. Quello che si sospettava ha avuto conferma in serata: erano carabinieri in sorveglianza.
Che la guardavano a vista fra una sigaretta e una chiacchiera. ''Siamo di queste parti'', si erano limitati a dire senza troppa convinzione e senza mai muoversi di li'. In attesa, con una fiducia strozzata in gola a tarda sera, anche Monteacuto Vallese, il paese dove la madre di Cogne e' nata e cresciuta e dove vivono ancora i suoi genitori. Nonostante due condanne prima della sentenza definitiva, qui sono rimasti fino all'ultimo tutti dalla sua parte. Convinti che non si potesse condannare una madre ''senza prove'', ne' condannare i suoi figli a non averla piu' accanto per anni.
Fonte: ANSA
Non so perchè, ma l'ho sempre ritenuta colpevole...