Reine ha scritto:potrebbe essere chiunque!

ho trovato notizie più dettagliate!
"RAVENNA (16 giugno) - Piombo e metallo erano i metalli contenuti nei colori utilizzati dai pittori di quattro secoli fa. E piombo e metallo sono i metalli rintracciati nelle ossa di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio. I resti del grande artista lombardo, una vita consacrata all'arte, interrotta a 38 anni, sono stati ritrovati e identificati oggi, a poche settimane dal 400esimo anniversario della scomparsa del maestro della scuola barocca, il 18 luglio del 1610.
«Possiamo affermare di aver trovato i resti mortali di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio»: ha annunciato a Ravenna il Comitato nazionale per la valorizzazione dei Beni storici culturali e ambientali. E nella città romagnola, dove per oltre un anno si sono svolte le indagini storiografiche e le analisi di biologia scheletrica e chimica, le ossa del Merisi sono state esposte sotto una teca.
La ricerca era iniziata dal cimitero di Porto Ercole, in provincia di Grosseto, dove si suppone che Caravaggio fosse stato sepolto nel 1610. Gli scienziati hanno datato i campioni, escludendo quelli appartenenti a donne e bambini, con l'ausilio del Carbonio 14. Hanno poi verificato se nei frammenti compatibili ci fossero alte concentrazioni di piombo e mercurio, metalli contenuti nelle pitture dell'epoca, e confrontato il Dna con quello dei presunti discendenti del Caravaggio, vale a dire coloro che portavano il cognome Merisi.
Da qui l'individuazione di alcuni frammenti ossei che oltre quattro secoli fa potrebbero essere appartenuti al pittore: «Utilizzando stime prudenziali - hanno detto gli studiosi - possiamo dire che sono all'85% i resti di Caravaggio».
Non è stato facile arrivare a tanto. Nel cimitero di San Sebastiano molto è cambiato dal momento della sepoltura di Caravaggio. Soltanto per citare gli stravolgimenti novecenteschi, nel 1929 i resti di alcuni inumati vennero collocati in una profonda fossa comune, per essere poi in parte disseppelliti nel 1956. I resti di Caravaggio erano finiti proprio nella «fossa profonda», la più difficile da esplorare.
Le ricerche delle sepolture dei familiari più stretti, in particolare del fratello e dello zio, entrambi sacerdoti, erano state infruttuose, come vane si erano rivelate le indagini condotte nell'archivio della chiesa parrocchiale di Caravaggio, nel bergamasco, nel tentativo di ricostruire una ininterrotta discendenza matrilineare a partire dalla sorella del pittore.
In questa situazione si è rivelata fondamentale la corrispondenza fra i dati storico-biografici e i risultati dei diversi esami dei resti ossei. Alcune informazioni storiche descrivevano il pittore come un uomo fisicamente «grande» e di corporatura robusta, dunque si è ritenuto fosse un uomo di altezza superiore al metro e settanta. Fra gli inumati i cui resti sono stati recuperati a Porto Ercole, più di uno rispondeva a questo requisito. Fra questi anche un individuo, sicuramente adulto e di sesso maschile contrassegnato, nella catalogazione effettuata in laboratorio, con il numero 5.
Ad essere decisivi sono stati altri indizi, quelli relativi al mestiere di pittore. Caravaggio usava colori a olio in grande quantità, senza la minima precauzione, anzi, come riporta lo storico Bellori, viveva in ambienti sporchi, consumava i suoi pasti su una tela dipinta ed era sempre imbrattato di colori. Tra questi certamente il bianco, la cosiddetta «biacca», a base di carbonato basico di piombo. Per questo il rinvenimento nelle ossa di un'alta quantità di piombo, come quella riscontrata nel caso del reperto numero 5, si è rivelato un indizio importante.
Nella Porto Ercole dei primi anni del Seicento, abitata da molti marinai spagnoli, non vivevano pittori di professione. Anche se la biacca usata dai pittori non doveva essere l'unica causa di contaminazione da piombo, il ritrovamento nelle ossa di una quantità elevata di questo elemento rappresentava un dato che ben si poteva associare, insieme agli altri che man mano si andavano accumulando, ai resti del Merisi.
L'esame biologico per risalire all'età alla morte degli inumati era un'altra prova da superare. E anche in questo caso, i resti ossei contrassegnati con il numero 5 corrispondevano: erano gli unici riconducibili a un individuo morto tra i 38 e i 40 anni. Come Caravaggio."
ora è più chiaro...
