TRENTO: Sognava di andare al Grande fratello e invece è in carcere con l'accusa di estorsione continuata e aggravata in concorso. In via Pilati, su ordine della procura di Milano, è finito un noto albergatore e ristoratore della val Rendena, Dario Polli di 45 anni. Titolare del ristorante Antica segheria di Carisolo e dell'albergo Sant'Hubertus di Campiglio, è accusato di aver assoldato due scherani per ritornare in possesso di 80 mila euro che nel 2005 aveva versato a un falso talent-scout che poi si è dileguato. A mettere in contatto l'albergatore trentino con il millantatore era stata una vecchia conoscenza di Polli, un parrucchiere milanese che da tempo trascorreva le sue ferie in Trentino e che è stato poi vittima dell'estorsione messa in atto da due calabresi, a loro volta arrestati. Le minacce sono state talmente pesanti che il mago delle acconciature è finito all'ospedale e tutt'oggi ha problemi di salute. Ma andiamo per ordine e torniamo alla mattinata di giovedì quando i carabinieri del nucleo investigativo di Milano, insieme ad un militare del comando di Trento, hanno messo le manette ai polsi all'imprenditore trentino. Nello stesso momento in carcere è finito anche il calabrese Attilio Berlingeri. Per la stessa vicenda, il 25 settembre scorso, Antonio Mucci, 55 anni, di Gioia Tauro era stato rinchiuso a S. Vittore. Tutto era nato, quasi per caso, quando un cameriere calabrese dell'albergatore trentino aveva sentito il suo principale arrabbiarsi durante una conversazione telefonica. «Cosa succede?» - avrebbe chiesto il dipendente. «Uno str.... di Milano mi ha fregato 80mila euro», sarebbe stata la risposta. A quel punto il cameriere lo avrebbe tranquillizzato dicendogli che conosceva lui due compaesani che avrebbero potuto recuperare il credito. Dario Polli accettò, diventando di fatto il mandante dell'estorsione. I primi contatti tra Polli e il parrucchiere ebbero luogo nel marzo 2005. I due si conoscevano da tempo. Il milanese, infatti, frequentava abitualmente il ristorante dell'imprenditore trentino e proprio durante una di queste visite Polli avrebbe manifestato al coiffeur, che a Milano è proprietario di diversi saloni, il suo desiderio di entrare nel mondo dello spettacolo e in particolare di partecipare al «Grande Fratello». Il parrucchiere, a quel punto, avrebbe cercato di aiutare l'imprenditore fornendo il nome di un presunto talent-scout vicino al mondo dello spettacolo. In realtà si trattava di un millantatore, che non avrebbe mai potuto soddisfare il desiderio di notorietà di Polli. Ma questo inizialmente né il parrucchiere né l'imprenditore lo avevano capito, tanto che quest'ultimo gli versò, un po' in contanti e un po' con vaglia, la bella somma di 80 mila euro. Una sorta di «tangente» che avrebbe dovuto arrivare direttamente ai produttori della nota trasmissione televisiva. Dopo il pagamento, però, dell'uomo si persero le tracce tanto che, nel febbraio 2006, lo stesso albergatore trentino partì per Milano. Sentendosi truffato e credendo che il parrucchiere fosse coinvolto nel raggiro, prima provò lui a tornare in possesso dei soldi, poi accettò l'aiuto dei due calabresi, Mucci e Berlingeri, entrambi già conosciuti dalle forze dell'ordine, uno addirittura per associazione per delinquere. Se Polli sapesse quanto fossero duri e cattivi i suoi aiutanti questo al momento non è chiaro. Chi conosce bene l'albergatore parla di una leggerezza fatta senza volontà di fare del male. In realtà le cose poi andarono diversamente. I due calabresi iniziarono un vero e proprio stillicidio di minacce nei confronti del parrucchiere. In un'occasione, a metà luglio, si presentarono nel negozio pieno di clienti e intimarono al coiffeur di versare 10mila euro, per conto dell'albergatore trentino, altrimenti gli avrebbero sfasciato il locale. Il parrucchiere firmò un assegno da 6.200 euro (che è stato incassato). I due si ripresentarono in più occasioni e sempre sotto gravi minacce (una volta il parrucchiere è svenuto per lo stress ed è stato portato in ospedale, un'altra volta è stato minacciato e sequestrato anche il figlio del parrucchiere) riuscirono a ottenere soldi: una volta 3.000 euro e un'altra quattro assegni post-datati (il primo al 15 settembre, assegni non incassabili perché denunciati il 6 settembre come smarriti) da 10mila euro ciascuno. Le minacce furono davvero pesanti. «Se non ci dai si soldi ti spacchiamo il locale». E ancora: «Ho ammazzato già un altro, fare lo stesso con te non mi costa nulla». Per fare ancora più paura, poi, i due fecero anche credere di essere armati e sottolinearono le loro origini calabresi. Incassato parte del denaro, Berlingeri, uno dei due calabresi, soddisfatto, sparì dalla scena. Mucci, invece, continuò a perseguitare il parrucchiere e a metà settembre, quando capì di non poter incassare l'assegno, ricontattò il parrucchiere e fissò un appuntamento in un bar vicino al negozio. Ma al momento della consegna di duemila euro in contanti, per lui ci fu una brutta sorpresa. Spuntarono i carabinieri e scattò l'arresto. Nella sua auto, inoltre, i militari trovarono zampe di coniglio tagliate, oggetti utilizzati in alcune parti del Meridione come avvertimento, segno - forse - che Mucci svolgesse l'attività di recupero di crediti anche altrove.
Fonte: http://www.ladige.it/news/a_portale_lay_notizia_01.php?id_cat=4&id_news=5428
La pantomima del secolo
