L' anno scolastico ha lasciato in eredità un nuovo vocabolario, fatto di accrescitivi, esagerazioni, derivazioni dialettali e storpiature. Ogni città e ogni compagnia hanno le loro espressioni. Gli incontri estivi le faranno diventare di tutti.
MILANO - Se un ragazzo del liceo Berchet di Milano vi dice mandami il papero, non sta parlando di un allevamento di palmipedi, vuole in prestito il vostro motorino. Se un diciottenne di Brescia risponde a una vostra domanda con oro, non c' entra il metallo prezioso, ma significa che è d' accordo con voi, solo che «ok» non è più parola all' ultima moda. Impossibile capire chi le ha inventate, le parole del linguaggio giovanile nascono tra i banchi di scuola, tra piccoli gruppi di amici e poi, complice l' estate e i nuovi incontri sulle spiagge, pian piano si diffondono fino a diventare patrimonio comune, almeno tra chi non ha superato i 20 anni. Perché se ogni compagnia ha il suo modo di vestire, la sua musica, ha anche il suo linguaggio, un elemento in più che identifica l' appartenenza al gruppo. Fino appunto all' arrivo dell' estate, che mischia le cose. «Faccio fatica a restare aggiornato - scherza Niccolò, maturirà scientifica quest' anno al Liceo scientifico Copernico di Brescia, - al ritorno dalle vacanze scopro sempre delle parole nuove». Un linguaggio colorito, fatto di esagerazioni, con alcuni argomenti preferiti, su cui la fantasia si sbizzarrisce. Qualche esempio? Le sigarette, che godono di mille storpiature (da sizza a zampirone); le ragazze e, soprattutto, l' atto di corteggiarle: dal pasturare usato a Mantova (il termine dovrebbe derivare dal lessico della pesca, significa «preparare le esche») al noto tacchinare; lo stare a casa da scuola che, in ogni città, ha un verbo specifico: da attaccare di Sondrio, a zompare di Como. Ecco un abiccì delle nuove parole usate dai ragazzi lombardi, con l' avvertenza che a settembre potrebbe essere già da buttare. Asciugare, molto usato nei licei di Milano (soprattutto tra le prime classi del Berchet e del Leonardo), e di Pavia: si dice che asciugo di una persona così noiosa da svuotare l' interlocutore di tutte le energie. Inutile dire che, tra quelli che asciugano di più, ci sono i professori. Moltissime sono, poi, le espressioni per indicare un accrescitivo: a randa, a stecca, a chiodo, a manetta sono tutti modi per dire molto. Un' abbaiata, invece, è una frase esagerata e che non risponde a verità. A Mantova è diffuso un uso particolare di anti. Lo spiega Davide, primo anno di Scienze Politiche: «Anti indica una persona molto imbranata, per esempio: lascia perdere, sei proprio un anti-calcio. Ma ormai si usa anche da sola». Batame indica, per i quindicenni di Varese, qualcosa di scarsa qualità. Un battello a Mantova segnala invece un' attività lunga e faticosa (se chiedete un esempio vi indicheranno gli esami di maturità), mentre un binariato, a Bergamo, è una persona con scarsa apertura mentale. Cagìto: i giovani cremonesi usano l' aggettivo per indicare i locali pieni di gente. Attenzione alle vocali: un crasto, a Milano, è una persona brillante, mentre una crosta, a Brescia, è uno molto tirchio. Con corvi, a Buccinasco (Mi), si indicano i controllori dei biglietti sugli autobus o in metropolitana. Da avanzare: si dice a Como per qualcosa di brutto, mentre d base (scritto proprio così) significa senza alcun problema a Busto Arsizio (Varese). Esoso fes, dal dialetto bresciano, significa «molto bello». Fungo: essere un fungo, a Brescia, vuol dire essere un po' intontiti, «immobili come un vegetale». A Buccinasco (Mi), spiega Nicholas, 19 anni, del liceo scientifico «Giovan Battista Vico», un significato molto simile ce l' ha la frase essere in fissa. Giallo è un colore che segnala la caratteristica di non essere molto svegli. Nato in terra bresciana (vero e proprio laboratorio linguistico), in particolare a Rezzato, si sta diffondendo in città. Ancora un animale protagonista: stavolta è il gatto. Spiega, Lorenzo, 21 anni, di Ierago con Orago (Va): «Indica un tipo simpatico o che ha fatto una cosa brillante. Io posso dire "Hai visto che gol ha fatto Totti, è proprio un gatto!". Il problema è che, però, si usa spesso in senso ironico e viene a significare l' esatto opposto». Insomma, quasi una vox media. Impiccare: niente di violento, significa solo saltare la scuola, a Bergamo. Lonza, o bella lonza è un intercalare utilizzato tra i ragazzi bene di Como, come spiega Stefano Annoni (20 anni), per dire che va tutto bene. Mandare, a Milano, assume il significato dell' italiano «offrire». Nota: una nota, a Como, è un tiro di sigaretta. Oro, a Brescia, sostituisce, tra i ragazzi, le espressioni «ok», «va bene». Un esempio lo fa Niccolò: «Se chiedo a un amico, "ci troviamo in centro alle sette?", lui mi risponde "Oro", vuol dire che non ha problemi. Ma la parola si è diffusa per indicare tutto ciò che è positivo». Prendere il palo descrive la spiacevole situazione in cui si è lasciati dai propri fidanzati. L' espressione è diffusa in molte città della Lombardia. Al contrario, veramente di nicchia, è il termine papero per indicare il motorino. In questo caso si conoscono gli inventori: Alessandra e Marta, del liceo Berchet, e Francesco, Federico, Roberto e Andrea del liceo Leonardo di Milano. Quaglia, sempre a Milano, indica una persona poco sveglia. Rimbalzare, a seconda delle zone, può significare: 1)respingere, es. «mi hanno rimbalzato alla festa» (non mi hanno fatto entrare); 2)lasciare indifferente: «tu mi rimbalzi»; 3)essere rimandato «il compito in classe rimbalza» 4)essere poco affidabili: «è uno che rimbalza spesso» (non si presenta agli appuntamenti). Scialo a palla o di bella indica una situazione divertente per i ragazzi di Como. Se uno è sinto, invece, a Mantova, significa che è trasandato, sporco (dal dialetto: zingaro), mentre non sta meglio uno che è stato sturato o stampato: è stato bocciato a scuola. Trancorio: non una parola, ma un modo di esprimersi. L' ultima moda in alcune compagnie bresciane, è parlare al trancorio, ovvero al contrario: si può dire che ci si trova in «tronce» al posto di «in centro», oppure «guarda il poti», per il «tipo». Teggare è termine milanese e metropolitano, per dire «firmare sui muri». Ultima, o di ultima, è una cosa di qualità infima. Vascata è un' attività che richiede molta fatica (a Milano). Zunomi è una parola per dire «non lo so»: così i ragazzi di Como hanno storpiato e contratto l' espressione dialettale. A.Rav.
http://archiviostorico.corriere.it/2001/luglio/04/asciugo_zunomi_cosi_parlano_ragazzi_co_2_0107042499.shtml