Al via la campagna Iss-Ministero Salute-Aifa per l'utilizzo corretto di questi farmaci
ROMA - Antibiotico, la cura per tutto, la panacea di tutti i mali: è la convinzione, erronea, degli italiani (e non solo), che lo usano per curare infezioni batteriche, ma anche virali (contro i quali è del tutto inefficace), come raffreddori, influenze, per accelerare la guarigione o addirittura per prevenire un aggravamento dei sintomi. Un milione e mezzo di italiani assume antibiotici ogni giorno, spesso con la leggerezza con cui si prende un'aspirina. Il 57 per cento degli italiani ha assunto antibiotici durante l'ultimo anno ma quasi metà, il 44 per cento, lo ha fatto senza prescrizione medica. Con la conseguenza, non di poco conto, che nel frattempo i batteri sviluppano ceppi antibiotico-resistenti, rendendo inefficaci gli antibiotici stessi. Tanto che alcuni ceppi, non ultimo il micobatterio della tubercolosi, resistono alla quasi totalità dei 100 principi attivi antibiotici esistenti, e si comincia a temere che a breve non sarà più possibile curare in modo efficace queste patologie.
E' l'allarme lanciato dal Ministero della Salute, che insieme all'Aifa e all'Istituto Superiore di Sanità ha realizzato la campagna di comunicazione "Antibiotici sì, ma con cautela", per sensibilizzare i cittadini sull'importanza di assumere antibiotici solo quando è necessario. I dati dell'Aifa sono eloquenti: l'Italia è il paese europeo con il più alto tasso di consumo di antibiotici dopo Francia, Grecia e Cipro. L'incremento medio del consumo negli ultimi sette anni è stato del 18 per cento. Del milione e mezzo di persone che ogni giorno assume un antibiotico, in maggioranza lo utilizzano per bronchiti, faringiti, tonsilliti e influenza. Tutte affezioni a prevalente causa virale, nelle quali la terapia a base antibiotica è inutile nella migliore delle ipotesi, nociva nella peggiore.
L'abuso di antibiotici "è un'emergenza per la sanità pubblica, i dati del consumo sono preoccupanti - ha ribadito il sottosegretario alla Salute, Ferruccio Fazio - in questo modo ''i batteri diventano resistenti agli antibiotici. Sta diventando tipico che con l'influenza la mamma dà un antibiotico al figlio''. E invece è proprio questo uno degli errori con le conseguenze più nefaste, anche quando questi farmaci vengono assunti "a proposito". L'antibiotico, infatti, deve essere utilizzato fino a quando non è riuscito a sterminare i batteri che combatte: se lascia dei "sopravvissuti" sul terreno, questi sviluppano resistenza al farmaco.
Ovviamente, questi superbatteri si moltiplicano dentro e poi fuori dell'organismo infetto, e il fenomeno assume proporzioni globali. E proprio qui sta la differenza tra un uso appropriato, sotto controllo medico, e uno indiscriminato: il medico riconosce il momento in cui l'infezione batterica è stata debellata, e si può quindi interrompere la somministrazione dei farmaci. "Il fenomeno dell'antibioticoresistenza - ha confermato il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Enrico Garaci - ha raggiunto una dimensione tale da allarmare l'Unione Europea''. E' così che, ad esempio, in soli 5 anni la percentuale di
resistenza dei ceppi di Escherichia Coli è passata dal 10 al 50 per cento. E si calcola che sui 20 mila casi di morti per infezioni ospedaliere, circa un quarto, e quindi 5 mila casi circa, siano attribuibili ad infezioni causate dai superbatteri che resistono agli antibiotici ora a disposizione.
Ingente, oltretutto, è anche la spesa annua: 1 miliardo 253 milioni di euro, di cui il 90,8 per cento a carico del Servizio sanitario nazionale, e il 9,2 relativo all'acquisto fatto direttamente dai cittadini in farmacia. Lazio, Umbria, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Campania e Sicilia sono le regioni dove questi farmaci sono più usati. Sta di fatto che tutti gli antibiotici più comuni hanno conosciuto un vero e proprio boom dal 2000 a oggi: la prescrizione di moxifloxacina è aumentata del 398 per cento, mentre quella di amoxiciliina+acido clavulanico è raddoppiata. Crescite, sottolinea l'Aifa, non giustificate affatto dai dati epidemiologici.
Oltretutto si tratta di una panacea misconosciuta: secondo un'indagine dell'Istituto Superiore di Sanità, solo un italiano su due sa cos'è un antibiotico, e cionondimeno quattro su dieci lo assumono senza prescrizione medica. L'errore più comune, in cui incorrono quasi tutte le mamme italiane, è dare l'antibiotico al bambino colpito da influenza (lo fa il 29 per cento della popolazione) o raffreddore (14 per cento), patologie virali contro le quali come noto l'antibiotico non può nulla. E il 60 per cento degli italiani, forse rendendosi conto "in corsa" dell'inappropriatezza del farmaco, non termina la cura.
La campagna "Antibiotici sì ma con cautela", che cade in vista della Giornata europea degli antibiotici (18 novembre) prevede l'utilizzo di vari spazi di comunicazione sulla stampa, la diffusione di spot radiofonici e cinematografici, l'affissione di manifesti fissi e "mobili" (sugli autobus). I cittadini potranno avere risposti a quesiti sull'uso di questi farmaci attraverso il numero verde predisposto dall'Agenzia italiana del farmaco 800571661.
http://www.repubblica.it/2008/11/sezion ... tenza.html