In Inghilterra un servizio online invita i fan a investire nei propri idoli musicali
Nuovi modelli di business per artisti cercasi: dopo l'esperimento dei Radiohead con la loro formula pay what you like (ovvero decidi tu il prezzo), arriva un'altra bizzarra proposta da parte del mondo della musica, sempre più in crisi ma, bisogna ammetterlo, sempre più fantasioso riguardo le alternative di mercato.
PRODUTTORI FAI DA TE - Si tratta di un sito, Bandstocks [http://www.bandstocks.com/], dove i fan hanno la possibilità di investire nella propria band preferita, con un'iniezione di fiducia e anche di soldi. Alla voce Invest in Bandstocks to fund these albums i tifosi dei gruppi emergenti hanno l'opportunità di destinare anche piccole cifre ai propri idoli e in cambio ottenere privilegi di gran lunga superiori rispetto ai normali membri di un fanclub.
I DIRITTI DEI FAN - Oltre alla corsia preferenziale in quanto tifosi affezionati, e quindi i diritti di priorità per i concerti o per i prodotti più rari, i piccoli investitori si assicureranno anche vere e proprie percentuali sulle vendite totali. Gli artisti dal canto loro potranno avere più guadagni e libertà rispetto a un contratto con le major. Il servizio ha già lanciato due nuove promesse della musica, i giovanissimi FrYars, considerato erede in pectore di Nick Cave, e Jersey Budd. Dietro l'iniziativa ci sono due manager dell'etichetta B-Unique, la major di artisti come Kaiser Chiefs e la band Primal Scream, autori della colonna sonora di Trainspotting e tra i più versatili musicisti del momento.
REAZIONI - L'idea è quella di traghettare questo modello di business anche verso gli artisti già collaudati, lanciando nuovi talenti e accaparrandosi anche quelli già affermati. A questo punto tutto dipende da come risponderà il pubblico e quanto si lancerà negli investimenti. A prima vista l'esperimento sembra avere più probabilità di successo di quello avviato dai Radiohead. Del resto l'idea della band di Oxford era probabilmente più un battage pubblicitario che una vera e propria formula di business. Nel caso di Bandstocks invece il modello appare ben più pragmatico: la metà dei ricavi derivanti dalle vendite degli album andrà agli artisti, il 30 per cento ai fan-investitori e il 20 per cento al sito. Senza contare l'effetto psicologico: il pensiero di poter giocare a fare i produttori e di poter contribuire al successo musicale di un artista in cui si crede è già di per sé assai appagante.
http://www.corriere.it/spettacoli/08_ag ... aabc.shtml