Ma che bell'idea del cazzo, andare ad un concerto nel bel mezzo del rientro dal ponte dell'Immacolata! Se solo la metà degli accidenti che ho tirato sull'Appennino è arrivata a destinazione, stanotte abbiamo avuto uno strepitoso incremento dei decessi nel sonno.
Vabbé, a Satana piacendo arrivo a destinazione giusto in tempo per sentirmi gli ultimi quattro pezzi dei Dark Fortress. Che non sono niente male. Anche se dovrebbero smettere di farsi il facepainting con l'UniPosca.
Al banco delle magliette ce n'è una stupidissima ma simpatica degli Shining: "I have a boyfriend at home but i think of Niklas Kvarforth when he fucks me". Hmmm... sarà. Almeno in concerto il suddetto frontman pareva alquanto interessato al proprio bassista.
Ecco, veniamo proprio agli Shining. Ma lui quanto farà il maledetto: beve, fuma, si pomicia il bassista dalla canotta rosa (ebbene sì), si spenge le sigarette sulla ragguardavole panza... bah. Musicalmente, penso di averli sopportati per circa cinque minuti; poi hanno veramente cominciato a gratinarmi i coglioni. No, non è proprio il mio genere.
Ed eccoci ai Satyricon. Entrano chitarristi e bassista e pare un corpo di ballo, tutti uguali l'uno all'altro: strumenti neri, pantaloni neri, identica camicia nera. Poi scopro che sono effettivamente un corpo di ballo, visto che passano tutto il concerto a scapocciare con perfetta sincronia. Nuova specialità olimpica: headbanging sincronizzato

Estremamente coreografica è la tastierista bionda, che dall'inizio alla fine si esibisce in un incredibile scapocciamento laterale con la chioma che esplode da tutte le parti! credo che per metterle a posto il collo ci vorrà un fisioterapista di quelli bravi.
Frost, vabbé, si vede solo alla fine, sepolto com'è dietro una batteria mastodontica. Che, tra parentesi, mena e pesta senza alcuna pietà: una vera macchina da guerra.
Poi entra Satyr, prendendo posto al suo microfono a forma di tridente. E qui devo spendere un po' di parole. Io vidi i Satyricon a Roma per il tour di Rebel Extravaganza, quindi doveva essere il '99 o 2000. Ecco, il Wongraven era un pennellone lungo lungo e secco secco, che stava parecchio sulle sue, si muoveva poco e teneva il palco in maniera alquanto goffa e pure un po' sfavata. Dieci anni dopo, cosa mi trovo davanti? Un tamarrone iperpalestrato, ingelatinato come Bela Lugosi in un film su Dracula, vestito con camicina figa smanicata e stivaletti neri, che si muove in continuazione sul palco con una camminata da guappo ed incita costantemente la gente a cantare e far casino. Boia, che metamorfosi: da blackster misantropo mi è diventato una fottuta ROCKSTAR! Beh, complimenti. Musicisti così bravi a catalizzare l'attenzione del pubblico, intrattenerlo, coinvolgerlo e caricarlo ne ho visti veramente pochi. Ed il pubblico è effettivamente carico, e di brutto.
Il concerto è trascinante, un succedersi senza respiro dei riffs massicci ed acidi dei Satyricon, sostenuti da un lavoro mostruoso di Frost alle pelli, il tutto supportato dai sempre ottimi suoni dell'impianto dell'Estragon (unico piccolo neo, un fastidioso rimbombo del rullante nei blastbeats). E' però la scaletta che mi ha lasciato un po' tiepido. Vabbene, l'ultimo non mi piace; vabbene, nel sentirle dal vivo le canzoni di The Age Of Nero non mi hanno guadagnato neanche un punticino; vabbene, sapevo già che nessuna delle mie due canzoni preferite sarebbe stata suonata, in quanto non si prestano granché ad una esecuzione live; ma la scelta di alcuni pezzi proprio non l'ho condivisa.
Tra queste NON rientra certamente la sorprendente apertura con l'ottima Repined Bastard Nation, tratta dal mio adorato Volcano, che mi ha fatto godere come un riccio

Poi i nostri han proseguito con the Wolfpack, e sono piombati su una formidabile Now Diabolical, per poi proporre una graditissima Forhekset. Segue doppietta dal nuovo, Black Crow On A Tombstone e Commando (la seconda è proprio bruttina). Ecco, da qui in poi non ricordo l'ordine esatto, ma il mio interesse ha un po' vacillato proprio a causa della scaletta. Le nuove The Sign Of The Trident e Die By My Hands non mi hanno affatto entusiasmato; Supersonic Journey è un discreto pezzo, ma da Rebel Extravaganza potevano pescare decisamente meglio (tipo, Havoc Vulture avrebbe spaccato); The Rite Of Our Cross è forse la peggiore di Now Diabolical, ed anche The Pentagram Burns (con la quale hanno concluso) non è particolarmente incisiva: sarebbero state molto meglio, secondo me, una Delirium, una A New Enemy o una To The Mountains.
Ma con i tre bis si sono ripresi alla stragrande: la straordinariamente coinvolgente K.I.N.G.; la meravigliosa, cattivissima e totalmente inaspettata Fuel For Hatred, ancora dal "mio" Volcano (il picco più alto del concerto, per me); e la immortale Mother North, la cui esecuzione tanto mi aveva deluso a Roma quanto mi ha esaltato ieri.
Alla fine, prevedibile lunghissima standing ovation, con Satyr visibilmente soddisfatto dalla reazione del pubblico. Bel concerto.
Red, non ti ho visto. In compenso mi ha fatto piacere ribeccare la Hexe (peccato che dopo son dovuto scappare

) e Arkady (scusami, il mio sistema di riconoscimento facce ha dei grossi bug

)