Dio cane mi sono dimenticata il report
Si parte alle 10 con la fedele Peugueottina caricata all’inverosimile, raggiungiamo il primo autogrill di strada dove ci troviamo con gli amici di Pavia, colazione (qualcuno si è mangiato anche un panino con la porchetta

) e via. Il viaggio è tranquillissimo, con poco traffico, sostiamo appena dopo venezia per pranzo e rifornimento carburante e poi via in direzione Slovenia. Appena superato il confine ci fermiamo ad acquistare la vignetta e diciamo agli altri che li avremmo aspettati a questo piccolo bar per poi scoprire che loro si sono fermati all’autogrill subito dopo, raggiunti i dispersi ci rendiamo conto di essere nel bronx, camionisti sloveni con delle facce poco raccomandabili che ci guardano malissimo e il tipo dell’autogrill che continua ad urlare

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Cosi ci consoliamo con la Cockta, la BUONISSIMA coca cola slovena al gusto di matita temperata che il buon Seph ha deciso di comprare, ottima scelta, complimenti…

Ci leviamo dal cazzo alla svelta vista la gentaglia che gira e proseguiamo senza problemi fino in croazia, troviamo l’albergo e ci fiondiamo in camera per prepararci alla serata.
Puliti, stirati e soprattutto sobri

ci dirigiamo verso l’arena tra impervie strade mezze asfaltate e mezze no (dio cane dio cane dio cane), parcheggiamo agevolmente di fronte al palazzetto e ci avviamo. L’arena davanti ai nostri occhi è una figata pazzesca (vedi foto di seph) tutta illuminata da neon colorati e da luci bianche…insomma tamarrissima.
Saliamo le gradinate fra gli sguardi attoniti dei sobrissimi metallari croati che mi guardano come se fossi una specie di alieno tamarro, sentiamo il resto della ciurma e scopriamo che sono già entrati quindi ci fiondiamo, i ragazzi all’entrata controllano le borse a me e Reine e palpeggiano i rispettivi uomini rimanendo basiti sentendo qualcosa di duro sul petto di Seph, era solo la sua maglia con le placche in metallo
Birette e occhiata al merchandising con relativi acquisti di magliette, sfortunatamente io e Reine non troviamo quella che avevamo adocchiato su internet, provvederemo prossimamente ad ordinarla online, nel frattempo continuano a chiedermi foto e a io me la rido
Finalmente si entra,ci rallegriamo notando che l’arena e inspiegabilmente mezza vuota e la zona fan pure con la conseguente possibilità di stare tra le prime file; fra una birretta e l’altra riusciamo a recuperare anche gli altri e attendiamo l’arrivo dei Combichrist conversando allegramente con dei ragazzi di Udine che sono venuti “in corriera”.
Fra una stronzata e l’altra arriva il turno dei Combichrist, prepariamo gli starlight rossi gentilmente offerti dalla Egy che ha probabilmente svaligiato un negozio di caccia e pesca e ci buttiamo nelle danze per una mezzoretta o poco più; il gruppo è tamarrissimo con ben 3 batteristi e il cantante che zompetta per il palco facendoci “muovere le chiappette” (cit.); nel frattempo un 50enne croato con moglie al seguito mi prende in simpatia e ogni 5 minuti passa per farsi battere il 5

I Combichrist scaldano l’ambiente al punto giusto e dopo un lunghissimo quarto d’ora, durante il quale ci intratteniamo coi friulani di cui sopra, si spengono le luci, parte l’intro di Rammlied e inizia il delirio, fuochi d’artificio, fuoco dappertutto, Till figo come non mai, la tamarraggine incarnata!
Due ore di concerto tiratissime con pochissime pause, giusto due per montare qualcos’altro sul palco, fanno quasi tutte le canzoni del nuovo album tranne Mehr e Roter sand più parecchie degli album precedenti, a metà di Pussy la Egy mi guarda esaltatissima dicendomi:”Il cannone Camy, andiamo davanti!!!!!” e parte tipo centravanti di sfondamento riuscendo ad arrivare in 3°-4° fila dove veniamo inondati di schiuma al passaggio del suddetto cannone di forma fallica sbavando copiosamente; non contenti i nostri tamarri amici tedeschi ci sparano addosso coriandoli gialli e arancio che si vanno ad appiccicare per bene alla schiuma.
Dopo la prima pausa vengono montate altre due batterie ai lati del palco giusto per rendere ancora più tamarre Haifisch e un’altra canzone che non ricordo (help me) con l’aggiunta dei batteristi dei Combichrist.
Alla fine arriva l’apoteosi: intro di Engel, Till che esce da sotto il palco con queste enormi ali meccaniche sulle spalle, inizia a cantare, spiega le ali e sputa fuoco dalle punte :sbav :sbav :sbav, momento di estasi generale fino all’ultima tamarrissima nota, il gruppo s’inchina ai fan ed è tutto finito

Usciamo tristemente dall’arena verso il lurido che avevamo visto all’esterno, mangiamo un hotdog volante sparando cazzate con gli amici pavesi ma ci congediamo troppo in fretta causa vento gelido e stanchezza che bussa alla porta.
L’indomani dopo una lauta colazione ci mettiamo in macchina direzione centro città; bestemmiando un po’ col navigatore che non va troviamo parcheggio in un vialone e chiediamo all’edicolante li vicino come funziona per il parcheggio, purtroppo non possiamo rimanere li per più di un’ora e la signora ci spiega più o meno la strada per arrivare ad un parcheggio a più piani, giriamo intorno all’isolato per 3-4 volte senza trovare la strada, ad un certo punto l’illuminazione, decido di proseguire dritto verso il centro seguendo le altre macchine, in particolare un fiorino bianco che era proprio davanti a me.
Dopo qualche minuto il suddetto fiorino sparisce magicamente dalla vista di tutti, ancora mi chiedo dove cazzo sia andato a finire, lasciandoci soli in zona pedonale nella piazza principale di Zagabria con i tram che ci suonavano e i pedoni che ci mandavano a fare in culo, PANICO!!!
Proseguiamo dritto pregando di non trovare sbirri o similari, fortunatamente non ce ne sono e riusciamo ad uscire incolumi dal centro, dopo altri giri a vuoto bestemmiando contro i segnali stradali croati che sono veramente poco chiari riusciamo a trovare sto benedetto parcheggio e abbandoniamo la fedelissima peugueottina.
Ci dirigiamo quindi verso la città alta e decidiamo di salire in funicolare, la lunghisssssssssssssssima funicolare di Zagabria: 5 minuti di attesa per partire e ben 1 minuto e mezzo di risalita

Diamo un’occhiata a palazzi e chiese che la guida ci consiglia e dopo circa un’oretta decidiamo che essendo le 3 del pomeriggio sarebbe anche ora di pranzare, raggiungiamo la via della “movida” e dopo qualche esitazione ci infiliamo in un ristorante su proposta di Rodrigo, beh direi che è stata una scelta azzeccatissima, grigliatona di carne mista a profusione, birre, acqua, caffe a 13 euro a testa.
Rimpinzati per benino proseguiamo il tour della città verso la cattedrale e la piazza principale dove curiosiamo anche i mercatini culinari e di artigianato.
Fattosi buio decidiamo di cenare con una fetta di torta alla “casetta di Hansel e Gretel”, una caffetteria famosa per i suoi dolci e di finire il tour di locali con tanto di assaggi di grappa locale e ratto dei cartelloni dei Rammstein durante il tragitto verso l’albergo.
La domenica decidiamo di andare a Samobor, un paesino a 15 km da Zagabria che il navigatore mi dava come raggiungibile solo tramite strade non asfaltate

, fortunatamente si sbagliava

Arrivati scorgiamo i resti di una rocca su un’altura e decidiamo di provare a salire tra fango e sassi, mentre noi saliamo con difficoltà incrociamo una scolaresca elementare che scende saltellando

Arrivati in cima facciamo qualche foto pauer e aggiriamo le mura per riuscire a vedere qualcosa di più all’interno, purtroppo è davvero tutto diroccato.
Discendiamo quindi in cerca di cibo e ci guardiamo intorno, il paesino è davvero molto carino, con le case tutte colorate in tinte pastello e un fiume che lo divide a metà; su una sponda scorgiamo un piccolo mercatino dell’usato dove ci fiondiamo sul banchetto dei vinili e facciamo manbassa

con l’ambulante che ci guarda stupito e felice di tutti i soldi che gli lasciamo, per noi pochissimi in realtà.
Troviamo un ristorantino e decidiamo di assaggiare i famosi ravioli al formaggio ungheresi ma ci fermiamo al primo visto che nella piazzetta del paese scopriamo esserci una pasticceria caffetteria rinomatissima la cui spacialità è la … una torta di crema all’uovo che è davvero una delizia.
La sera rientriamo a Zagabria per l’ultimo giro in centro, aperitivo di grappe, cena in ristorantino tipico e fine serata in questo locale ispirato al cinema dove ci scateniamo (soprattutto Rodrigo) in danze anni ’80

, da sottolineare la performance di Rodry durante Mambo N°5
