Quando si va all'Estragon bisogna fare un po' di attenzione agli orari. Capita infatti che sul comunicato della Live ci sia scritto che i cancelli aprono alle 19, e che al contrario il sito dell'Estragon dichiari che l'apertura è alle 20. Quindi si deve andare un po' a senso, valutare i propri impegni lavorativi, tenere conto del traffico sull'Appennino e degli eventuali lavori che potrebbero rallentare il trasferimento, e quindi determinare con accuratezza un orario di partenza che ti permetta di essere lì né troppo presto né troppo tardi, quando il posto è già aperto ma non c'è ancora il rischio di trovarsi infognati nella coda per il biglietto... diciamo verso le otto e mezza.
Poi, quando arrivi lì, constati che loro aprono un po' quando cazzo gli pare, tipo verso le nove e mezzo.
Vediamo come va con i Satyricon, ma la prossima volta che mi giocano uno scherzo del genere sarà l'ultima, garantito.
Tra l'altro: cazzo dice la Live? In prevendita, 25 euro + diritti; alla cassa la sera dello show... 25 euro, pari pari. Mah, a me sembra che continuino a prendere per il culo. Meglio per me, comunque.
Entro quindi già parecchio sfavato. C'è un bel po' di gente, tra la quale, rispetto a ciò che mi aspettavo, noto
1) pochi glamsteroni truccati/cotonati (e non ne sento affatto la mancanza)
2) poche glamsterine truccate/svestite (e queste invece mi mancano un po')
3) un tipo con una cresta viola alta trenta centimetri. Non che abbia qualcosa contro le creste viola alte trenta centimetri. A condizione che, naturalmente, non mi si mettano davanti durante il concerto. Motivo per cui vedo di posizionarmi strategicamente dalla parte opposta rispetto a quella ove il pisquano posteggerà la sua ipertrofica chioma.
Palco spoglio: niente scenografia, niente Hellvis, solo un maxischermo sullo sfondo.
Visibilità perfetta, creste permettendo: l'Estragon, nonostante l'incazzatura che mi ha fatto prendere, è uno dei pochi locali che ha capito che se proprio devi tirar su un palco, lo devi fare ALTO, almeno la gente vede qualcosa.
Boia, diversa gente davvero! Davanti stanno pressati, dietro si respira ma il pubblico arriva comunque comodamente oltre il mixer. E, naturalmente, il suddetto pubblico inizia da subito a chiamare a gran voce sul palco gli W.A.S.P.
Che, finalmente, entrano e cominciano il loro concerto, mentre sul maxischermo passano via via i video dei brani che i nostri eseguono dal vivo.
I tre musicisti che fanno da contorno a Blackie Lawless sono ragazzi che hanno giusto l'età per aver adorato, da pischelli, la musica del gruppo in cui attualmente suonano. E mi sa che è proprio così, in quanto sembrano gasati a mille. Basso e chitarra solista fanno una gran scena, saltellando, muovendosi sulla ribalta, giocando con gli strumenti, fomentando il pubblico; il batterista non smette per un attimo di fare un headbanging feroce. Tutti e tre mooolto bravi, come c'era da aspettarsi. Ma, ovviamente, il catalizzatore dell'attenzione è Lui, Blackie.
Non indugio sull'abbigliamento improponibile del frontman. Anzi, tutto sommato ci indugio, ne vale la pena

. Ovvio capello nero (di un nero sospetto, aggiungerei), agghiacciante maglietta da football a far risaltare la panza, guanti borchiati a tutto braccio, fuseaux neri con GINOCCHIERE (veloggiuro!), e gli stivali più atroci che si possano immaginare, con tanto di frange. Insomma, ha assassinato il povero Versace una seconda volta.
Bisogna ammetterlo: ha difficoltà a reggere un concerto. La sua leggendaria voce non dura più dall'inizio alla fine dello spettacolo, e lui è quindi costretto a dosarla, risparmiandosi nelle strofe, lasciando in certi frangenti il microfono ai suoi più giovani compagni d'avventura o al pubblico, ricorrendo al falsetto in certi punti. Ma si impegna a fondo e dà comunque spettacolo, caracollando goffamente sul palco, muovendosi esagitato, concedendosi al pubblico sulla ribalta. E non facendosi mancare qualche simpatica posa istrionica, come quando finge di specchiarsi sul pezzo di sega elettrica che ha al braccio, fa una faccia idiota e si sistema il ciuffo di capelli davanti

E a tratti, soprattutto nei ritornelli, lascia finalmente andare quella sua straordinaria voce, dirompente e resa abrasiva dagli eccessi, che lo ha fatto diventare (a mio parere) uno dei più grandi cantanti heavy metal della storia, e che dal vivo fa veramente venir giù cascate di brividi lungo la schiena. Un anziano leone stanco ma mai domo, che pare dire "d'accordo, sono vecchio, sono grasso, non ho più la voce dei tempi belli, non fotto più come una bestia e mi sono pure convertito al cristianesimo, ma sono sempre Blackie Lawless, e ad ogni refrain di Arena Of Pleasure ve lo ricorderete." Sì, ce lo ricordiamo.
La scaletta è straordinaria, una goduria continua. Non pretendo di ricordarla tutta, ma tanto per dare un'idea: aprono con On Your Knees, continuano con The Real Me, proseguono con L.O.V.E. Machine (primo delirio del pubblico), si lanciano in una strepitosa Wild Child (secondo delirio del pubblico). Poi breve intermezzo con due tra i pezzi più trascinanti dell'ultimo album, Crazy e Babylon's Burning (tra l'altro, gran bei pezzi e gran bel disco!), e riprendono con un fulminante medley Hellion (quasi la mia preferita, qui ho lasciato metà della voce a forza di "heeeeEEEEEL
LION! THE DEVIL'S HELLION CHIIIIiiiild") - I Don't Need No Doctor - Scream Until You Like It. Poi, mi pare, una da The Neon God che non mi ha particolarmente entusiasmato.
E poi, una tripletta da lacrime, tutta dal capolavoro The Crimson Idol. Ho ancora la pelle d'oca. Arena Of Pleasure (ECCO la mia preferita, qui ho fatto fuori senza rimpianti la metà residua di voce al grido di "TAKE-ME-DOOOOWN! I'M COMING HOOOME"); Chainsaw Charlie (... beh, no, tutto sommato un po' di voce mi era rimasta...); The Idol (... giusto un po'). Inutile dire che il pubblico ha APPENA APPENA apprezzato questa sequenza

Ero in estasi, quindi non ricordo se hanno fatto altri pezzi prima della chiusura, ovviamente affidata a I Wanna Be Somebody, e dei bis, il primo costituito da un pezzo lento recente a me ignoto ma decisamente emozionante, il secondo che non poteva non essere l'immortale Blind In Texas.
Gran concerto, nonostante la trasferta e l'incazzatura iniziale ne è valsa veramente la pena.