
01. The Madness And The Damage Done
02. Fisheye
03. Exit Sun
04. Exit Sun
05. Healter Skelter
06. The Madness And The Damage Done
07. Blackjazz Deathtrance
08. Omen
09. 21st Century Schizoid Man
Musica "cerebrale" e libera da canoni, composta da musicisti molto dotati e un po' schizzati, per un uditorio che vuole ascoltare con la testa, oltre che con le orecchie. Questa potrebbe essere una discreta definizione di avant-garde.
Blackjazz è un disco avant-garde. Ma diverso. Lo si ascolta più "di pancia" che "di testa".
Perché Blackjazz morde.
Riffs compatti, pesanti, distortissimi, molto industrial. Duri, metallici, gelidi e levigati come lettini di obitorio. Screaming lacerante ultraeffettato. Tempi? Dispari, che domande. E samples elettronici a sporcare il tutto.
E il jazz del titolo? Ce n'è, vi provvedono principalmente tastiere e sassofoni. Ma è un jazz malato, marcio e dissonante. Charlie Parker non abita da queste parti.
Blackjazz è un disco ansiogeno, acido, opprimente, capace di generare nell'ascoltatore una tensione nervosa che non cala mai, neppure per un istante. Un susseguirsi senza posa di episodi l'uno più disturbante dell'altro. Un album che sorprende, che spiazza, che inquieta. E che fa male.
Insomma, un lavoro meraviglioso. Che, per chi lo apprezza, diventa in breve una specie di droga; staccarsene è veramente difficile.
Alé, un po' di track by track al volo.
The Madness And The Damage Done - part 1: Il riff, un martello; la voce, un coltello; la parte centrale, un groviglio di vermi in un tritacarne.
Fisheye: La mia preferita. Che dire? ONE-THREE-SEVEN-FIVE!
Exit Sun - part 1: Chitarre distorte a mo' di sirena, un riff quasi settantiano, due gocce di Meshuggah e vocalizzi agghiaccianti.
Exit Sun - part 2: interessante intermezzo elettronico.
Helter Skelter: Jazz da combattimento: pezzo pesante, rapido, affannoso, che si va progressivamente destrutturando.
The Madness And The Damage Done - part 2: lugubri archi sintetici, poi torna ad esplodere il riff dell'opener.
Blackjazz Deathtrance: Suite postmoderna, 10 minuti e passa di delirio. Prima una ribollente ed ossessiva isteria in 7/8, poi spettrali atmosfere di synth, poi un lungo climax che conduce a un finale furibondo.
Omen: Il tema di tastiere e sassofono sarebbe anche lirico. Ma dissotterrarlo da quelle tonnellate di effetti e distorsioni è un lavoraccio.
21st Century Schizoid Man: Conoscete l'originale, no? Ecco, ora immaginatela cantata in growl da Grutle degli Enslaved e interpretata da due sassofoni impazziti. Da brividi.
Disco dell'anno? Molto probabile. In ogni caso, un capolavoro. Uno dei più bei dischi che ho sentito negli ultimi anni.
Per chi ha voglia di farsi del male
