Olanda - Math/Prog (??)
2003 - Polars
2006 - Drawing Circles
2008 - Silhouettes
2011 - Dualism
Questa band è semplicemente geniale. Non è facile catalogarli: hanno tutti gli stilemi del math (chitarre in funzione più “ritmica” che “melodica”, suoni pesanti, tempi irregolari, frequente sovrapposizione di ritmi binari e ternari); ma integrano e, a volte, spezzano le loro fitte trame di stampo math con incredibili sonorità morbide e sognanti, spesso accompagnate da un cantato pulito. Una sorta di sorprendente sintesi tra Meshuggah e Cynic, armoniosamente fusi in uno stile estremamente originale. Il risultato è davvero splendido: tre lavori tutti da assimilare ascolto dopo ascolto, e che definirei addirittura avvincenti, tanta è la curiosità che ingenerano nell’ascoltatore di scoprire cosa ci sia qualche battuta più in là.
Polars: il loro debut è già una gran cosa. Un disco assolutamente maturo, solido e potente, pervaso da venature vagamente (molto vagamente) hardcore, ed intervallato da liberatori sprazzi progressivi (da applausi il break di sassofoni in Transgression), il tutto al servizio di uno scream esplosivo. Il disco scorre che è una bellezza, nell’alternanza tra math e prog, dalla splendida opener Swandive, passando per Young Man (completamente fuori contesto col suo stile At The Gates), sino ad Effluent, una sorta di interludio. Poi, la titletrack. Diciotto minuti e mezzo di goduria, tra chitarre monolitiche, puzzles ritmici, accelerazioni letali e strepitose aperture melodiche (ciò che più si avvicina a un refrain, ovvero l’unico pezzo che viene ripetuto due volte, è di una bellezza quasi miracolosa). L’ultimo terzo di canzone, per la maggior parte cantato in pulito, è da antologia. Album decisamente fuori dall’ordinario.
Drawing Circles: c’è davvero poco da dire. In realtà c’è solo da inchinarsi. Per quanto riguarda lo stile, vedi sopra; ma qui il livello compositivo sale ulteriormente, raggiungendo picchi da vertigine. L’integrazione tra le due anime della band è semplicemente perfetta, i brani sono ancor meglio strutturati ed ancor più equilibrati, soprattutto le aperture prog sono talmente ispirate da avere qualcosa di “spirituale”, quasi “mistico”. Pochissimi cedimenti e passaggi a vuoto per questo album, raro esempio di livellamento verso l’alto. E’ dura indicare un singolo brano; direi che forse Denying Gravity è sopra le altre, ma di una spanna appena. Capolavoro.
Silhouettes: lievemente deludente. Mi pare che con quest’album i nostri si siano eccessivamente appiattiti su uno stile simil-Meshuggah, diradando e un po’ banalizzando le parti melodico – progressive. L’unico brano che si salva da questa critica è One eye for a thousand, pezzo davvero molto bello. Ovvio, non sto certo parlando di un brutto disco, e neppure di un album mediocre. Se anzi questo fosse il lavoro di un qualsiasi altro gruppo, sarebbe stato indubbiamente degno delle massime lodi. Ma dalla band che ha realizzato i due predecessori di cui sopra mi aspettavo francamente di più.
Comunque, se vi piace musica complessa e raffinata, da scoprire più che da ascoltare, fate la conoscenza di questi artisti: ne vale veramente la pena.
NEWS
15/07/2011: A settembre il nuovo album Dualism
CONCERTI
02/03/2012 Rock N Roll Arena, Romagnano Sesia (NO)