
1. Before the Storm (Barbarossa)
2. Ordered Eastward
3. The Lake Ladoga Massacre
4. General Winter
5. Advancing Once More
6. Red Wolves of Stalin
7. Nachthexen
8. The Crucial Offensive (19-11-1942, 7.30 AM)
9. Stalingrad
10. Insanity Commands (bonus track)
11. Inferno at the Carpathian Mountains
12. Berlin
Mi rendo conto solo ora che non c’è il topic su questa validissima uscita dello scorso maggio: ma ma ma dico, siamo pazzi?
Questa band nasce dalla unione di alcune vecchie volpi della scena death olandese, tra le quali spiccano i nomi di Ed Warby, batterista dei Gorefest, e di Martin Van Drunen, già voce di Pestilence ed Asphyx; questi giovani vecchietti si mettono in testa di realizzare un concept in cui cantare una delle più luminose imprese del genere umano: riuscire, in neanche sei anni, ad approntare un terrificante ed efficientissimo tritacarne ove spezzare circa cinquanta milioni di propri simili. Per la precisione, gli HoB incentrano il loro lavoro sulla campagna di Russia della Seconda Guerra Mondiale, dalla offensiva hitleriana al contrattacco sovietico, sino alla caduta di Berlino.
Ovviamente, sotto il profilo musicale una simile operazione non può che costituire un ritorno al passato, al death dei bei tempi andati. E altrettanto ovviamente, visto che in Olanda fiorì una ottima scena death ma non una “scuola” propriamente intesa, il referente delle influenze di questo gruppo va trovato altrove; e più precisamente nel classico death svedese (in effetti, già dalle prime note saltano in mente i Dismember).
Ciò detto, l’implicazione successiva viene da sé: qui non troverete raffinatezze, stravaganze, innovazioni, contaminazioni e via discorrendo. Qui c’è solo del buon death come se ne faceva una volta nella vecchia Europa: compattezza, muscoli e sudore, tupatupa e rallentamenti scassaossa, qualche passaggio marziale coerentemente al tema trattato, e un suono gelido come il campo di battaglia di cui parlano i testi. Il vero valore aggiunto dell’album, oltre ad una costruzione razionale e consapevole frutto dell’immensa esperienza dei musicisti, è la ormai leggendaria voce di Van Drunen, che come poche altre riesce a trasmettere l’angoscia più pura.
Anche i testi vanno via lisci senza tanti fronzoli: lontani mille miglia da qualsiasi propaganda o da facili indulgenze filomilitariste, raccontano la guerra con scarna oggettività. E tuttavia a tratti testi e musica, soffermandosi in rallentamenti melodici, sembrano lasciar trasparire la pietà per chi è caduto, vittima della follia umana, sui campi ghiacciati o tra le macerie delle città straziate. Ne è l’esempio più lampante la conclusiva Berlin: solenne, intensa, dolente, certamente il miglior brano del lotto. Oltre la sopra citata Berlin, spiccano General Winter, Red Wolves Of Stalin e la bonus Insanity Commands.
Un gran bel disco. Consigliato a tutti, ma soprattutto a quelli che “come facevano il death una volta non ne fanno più…”