
1. The Eve Of Battle
2. Operation Z
3. The Mukden Incident
4. Strategy Of Attrition
5. Full Scale War
6. Guadalcanal
7. On Choral Shores
8. Unsung Heroes
9. Tokyo Napalm Holocaust
10. Kamikaze
11. To Bear The Unbearable
Ogni essere umano, per poter dirsi veramente felice, ha bisogno di pace, prosperità, salute e death metal old school.
Per quanto riguarda quest'ultima necessità, il nuovo album degli Hail Of Bullets può soddisfarla (in parte, in quanto è noto che non c'è MAI abbastanza death metal old school in giro). Per le altre, mi sa che vi dovrete arrangiare.
Soprattutto per la pace, visto che in questo disco non troverete che guerra, guerra e guerra. Stesso conflitto del precedente lavoro degli HoB, la WWII, ma fronte diverso: stavolta i nostri inviati dal campo di battaglia si occupano dello scenario dell'Estremo Oriente, yankees vs. giappo, tra giungle impenetrabili e atolli marini.
La collocazione geografica delle vicende narrate nell'album si palesa già dall'intro, che incorpora melodie similnipponiche in un riff di chitarra epico e tetro; dopo di che, Operation Z irrompe nelle orecchie dell'ascoltatore con la delicatezza di uno Zero giapponese che si schianta sul ponte della USS Missouri.
La formula è quella già collaudata del predecessore: bei riffettoni in stile death svedese classico (dice, o non sono olandesi? Veh, vaglielo a spiegare) intervallati da possenti rallentamenti scapoccioni. Tuttavia, si notano alcuni aggiustamenti rispetto a Of Frost And War. I riffettoni di cui sopra (pur non mancando le sfuriate in tupatupa) sono in generale meno filanti, più ragionati e più pesanti; mentre ai menzionati rallentamenti ultraoppressivi di stampo disperatamente doomeggiante che si trovavano nel primo album se ne aggiungono altri più "musicali" ed epici.
Si potrebbe pertanto definire questo disco un buon mix tra Massive Killing Capacity dei Dismember, The Rack degli Asphyx e quell'immenso capolavoro che risponde al titolo di False dei Gorefest. Il che è senz'altro sinonimo di death metal di qualità.
Se poi ci mettiamo anche la solita, maiuscola prestazione vocale di Martin Van Drunen, il cui screaming rauco e torturato fa ancora una volta accapponare la pelle, il livello qualitativo dell'album sale di un altro paio di tacche. E sentire MvD screammare "BANZAI!" non ha prezzo

Nonostante quanto sopra esposto, tuttavia, questo nuovo lavoro degli HoB rimane lievemente inferiore rispetto allo splendido Of Frost And War: mancano dei pezzi veramente memorabili, quali Berlin o Insanity Commands nel succitato debut.
Si deve comunque convenire che anche questo On Divine Winds è un ottimo album: ben sapevamo cosa dovevamo aspettarci dagli Hail Of Bullets, e loro non ci hanno affatto deluso.
Pezzi migliori: Operation Z, Full Scale War, On Choral Shores, lo straordinario finale di Kamikaze e l'epica e addolorata To Bear The Unbearable.