Death metal, Germania
1990 – Hallucinations
1992 – Todessehnsucht
1994 – Blut
1995 - Calling The Rain (EP)
1995 - Die Liebe (EP)
1996 - The Hunt (EP)
1996 – Willenskraft
1996 - The Definition Of Kraft And Wille (EP)
1997 – Werk 80
2000 – Gemini
2004 – Atlantis
2008 - Werk 80 II
2010 - After The Storm
Uno dei più longevi e, a mio avviso, più sottovalutati gruppi death della vecchia Europa.
Esordiscono con Hallucinations, in cui propongono un technical death “sporco”, un po’ grezzo ma già validissimo. E’ un album ancora acerbo, e a volte i nostri eroi sembrano chiedere troppo ai propri mezzi tecnici (qualche passaggio ritmico di derivazione jazzistica pare andare un po’ a vuoto); tuttavia l’insieme è davvero eccellente, e il disco è interessantissimo, soprattutto per il 1990.
Todessehnsucht è imho il loro capolavoro, ed uno dei miei dischi death preferiti. Qui gli Atrocity portano alle estreme conseguenze il discorso iniziato con il debut: chitarre intricate, continui cambi di riff e di ritmo, largo uso di tempi irregolari, ed un impatto che si conserva comunque diretto e immediato. Bellissimo!
Blut, un concept sulla figura di Dracula, è un po’ più lineare dei precedenti, ma è comunque uno splendido lavoro, caratterizzato da un’atmosfera cupa e “gotica”. Bellissima la quasi-titletrack B.L.U.T.
Willenskraft è probabilmente il più “convenzionale” tra gli album dei Vampiri di Ludwigsburg, e tuttavia è un lavoro decisamente apprezzabile. Ottime la peculiare titletrack e Seal of Secrecy, malinconica ballata dal finale raggelante.
Werk 80: cover anni ’80. Dimenticabile.
Gemini: questo invece non si dimentica. Purtroppo. Tunztunzmetal danzerino di tamarraggine inaudita, si salvano solo le covers di Sound of Silence e Lili Marleen.
Atlantis: grandissimo ritorno (concept su Atlantide). La prima canzone, “Reich of Phenomena”, è una monumentale composizione di death sinfonico: compatta e solenne, rabbiosa ed elegante, melodica e violentissima, rappresenta forse il vertice della produzione degli Atrocity. Il resto dell’album si pone nella scia dell’opener; un eccellente lavoro, costruito ed “orchestrato” con straordinaria accuratezza e sapienza compositiva. Bellissime atmosfere, un Krull mai così ispirato sia nel growl che nelle parti in pulito, e la splendida voce della di lui mogliettina Liv Kristine (detto niente...) ad impreziosire ulteriormente il tutto.
Ehm, scusate per 'sto papiro infinito. Piacciono a qualcun altro?
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